A distanza di pochi giorni a Perugia si sono succedute nella cattedrale di San Lorenzo le ordinazioni di tre nuovi presbiteri della Chiesa di Perugia – Città della Pieve e la festa per il 50° dell’ordinazione del suo vescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti.
Due momenti difficili da raccontare nel loro significato più vero. Difficile perché al di là e dentro la gioia di una comunità che vive un momento di festa manifestato con una partecipazione numerosa di popolo e anche delle autorità, con espressioni di affetto, con il convivio attorno ad un pasto condiviso, dentro e oltre tutto ciò c’è la consapevolezza o quanto meno la percezione che il rito dell’ordinazione, celebrato o ricordato, porta tutti coloro che vi partecipano nel cuore del “mistero” della Chiesa.
“Questo è un tempo meraviglioso per essere prete!” ha detto Bassetti, citando Giovanni Paolo II, sabato scorso ai suoi tre nuovi preti Marco Pigone, Simone Pascarosa e Marco Briziarelli. E lo ha ripetuto mercoledì 29 ricordando la sua ordinazione e aggiungendo “Noi, come uomini dello spirito, siamo al servizio della gioia di tutti”.
In cattedrale abbiamo visto uomini e donne, giovani e anziani, religiosi e religiose, emozionarsi (perché questo è accaduto sabato pomeriggio e si è rivissuto mercoledì) per un evento che in fondo coinvolge tutti. Bassetti ha ricordato che quella del prete è una vita donata non più vissuta per sé ma per i fratelli, per portare a tutti e a chi più ne ha bisogno “la buona notizia”.
“Il nostro mondo ha bisogno di pace, di gioia, ma è affogato nell’inquietudine e spesso nella lotta fratricida: il mondo – ha detto Bassetti – ha bisogno di santità. Incontriamo tante creature ferite; abbiamo davvero la sensazione di essere “chiesa/ospedale da campo”, come ci ha detto Papa Francesco”. Che il prete sia davvero “uomo di Dio”, al di là delle fragilità di cui è intrisa la sua umanità non è una affermazione teorica ma una verità che il popolo dei battezzati accoglie come dono, senza troppe illusioni ma con ferma speranza fondata su Dio perché, come ha ricordato Bassetti, su quell’uomo si è posata la mano di Dio. “Tante volte ho imposto le mani per donare l’ordine del presbiterato. Cinquanta anni fa le stesse mani, perché sono le mani del Signore, hanno accarezzato il nostro capo; ma queste mani non si sono ritirate e riposano sempre su di noi. La mani di Dio, che tutto hanno creato e tutto mantengono in vita. Le mani che tutto colpiscono e risanano, le mani nelle quali io e voi consegneremo il nostro spirito. Per quelle mani lo Spirito di Dio si è posato su di noi, dal momento che ‘Il Signore ci ha consacrati con l’unzione e ci ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri e a fasciare le piaghe dei cuori spezzati….’ ”.
Bassetti guardando alla sua vita non ha trattenuto il profondo senso di gratitudine perché “tante volte la misericordia del Padre ci ha ricreato il cuore e noi con gioia l’abbiamo riversata sui nostri fratelli: che grazia grande!”.
La festa vissuta in cattedrale così come quelle vissute nelle chiese parrocchiali in cui le comunità hanno fatto festa per l’ordinazione presbiterale dei loro parroci, è stata ed è festa di tutta la Chiesa in qualche modo resa visibile, sabato e mercoledì, dalla presenza del clero diocesano, dei seminaristi e degli educatori del Seminario regionale, dei vescovi delle diocesi umbre, di vescovi e fedeli provenienti dalla Toscana dove Bassetti ha vissuto prima di arrivare a Perugia, del predecessore Giuseppe Chiaretti, del cardinale di Firenze il folignate Giuseppe Betori, e non ultimo Papa Francesco con il suo messaggio per Bassetti.
IMMAGINI (di Andrea Coli)
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