“O ingiustizia della misericordia!”. Questa esclamazione di François Mauriac rende esplicito il delicato rapporto tra misericordia e giustizia, a cui fa cenno ripetutamente Papa Francesco, sottolineando che “Dio ci sorprende sempre”, perché “manifesta la sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono”. Dio è Colui che proclama la giustizia con forza ma, al tempo stesso, cura le ferite con il balsamo della misericordia. Su tale questione è intervenuto di recente, sulle colonne de L’Osservatore Romano del 23 ottobre, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Gerhard Ludwig Müller. Egli ha tenuto a precisare che “attraverso quello che oggettivamente suona come falso richiamo alla misericordia si incorre nel rischio della banalizzazione dell’immagine stessa di Dio, secondo la quale Dio non potrebbe far altro che perdonare. Al mistero di Dio appartengono, oltre alla misericordia, anche la santità e la giustizia; se si nascondono questi attributi di Dio e non si prende sul serio la realtà del peccato, non si può nemmeno mediare alle persone la Sua misericordia. La divina misericordia non è una dispensa dai comandamenti di Dio e dalle istruzioni della Chiesa, anzi, essa concede la forza della grazia per la loro piena realizzazione e per rialzarsi dopo la caduta”. Gli uomini non sono in grado di applicare la giustizia divina, ma devono almeno guardare a essa, cercare di cogliere lo spirito profondo che la anima, perché illumini anche la giustizia umana. È utile, al riguardo, rileggere le parole pronunciate da Benedetto XVI nella casa circondariale di Rebibbia il 18 dicembre 2011, a commento della parabola dei lavoratori chiamati a giornata nella vigna (cf. Mt 20,1-16): “La parabola descrive un agricoltore che assume degli operai nella sua vigna. Lo fa però in diverse ore del giorno, così che qualcuno lavora tutto il giorno e qualcun altro solo un’ora. Al momento della consegna del compenso, il padrone suscita stupore e accende un dibattito tra gli operai. La questione riguarda la generosità – considerata dai presenti ingiustizia – del padrone della vigna, il quale decide di dare la stessa paga sia ai lavoratori del mattino, sia agli ultimi del pomeriggio.
Nell’ottica umana questa decisione è un’autentica ingiustizia; nell’ottica di Dio un atto di bontà, perché la giustizia divina dà a ciascuno il suo e, inoltre, comprende la misericordia e il perdono”. Giustizia e misericordia sono due realtà differenti soltanto per noi uomini, che distinguiamo un atto giusto da un atto d’amore. Giusto, per noi, è “ciò che è all’altro dovuto”, mentre misericordioso è “ciò che è donato per bontà”. Una cosa sembra escludere l’altra, ma la logica di Dio è lontana dalla nostra. “In Lui giustizia e carità coincidono; non c’è un’azione giusta che non sia anche atto di misericordia e di perdono e, nello stesso tempo, non c’è un’azione misericordiosa che non sia perfettamente giusta”. La nostra giustizia sarà tanto più perfetta quanto più sarà animata dall’amore: “Pienezza della legge è la carità” (Rm 13,10). E tuttavia, noi facciamo fatica a intendere che, se il perdono non ricercasse la giustizia, sarebbe una caricatura della misericordia; e d’altra parte, se la ricerca della giustizia non fosse sostenuta dal proposito sincero di estinguere le contese, sarebbe un surrogato della vendetta. Giustizia e misericordia: due facce della stessa medaglia, poiché la misericordia senza giustizia non sarebbe vera e la giustizia senza misericordia sarebbe vana.