Durante quest’anno su La Voce ogni Istituto religioso presente in regione ha fatto conoscere il proprio carisma e la propria missione. Ci siamo resi conto della ricchezza della vita consacrata nelle nostre Chiese che hanno visto fiorire una moltitudine di sante e santi religiosi, alcuni dei quali fondatori e fondatrici di ordini e congregazioni noti in tutto il mondo. La felice coincidenza della chiusura dell’Anno della vita consacrata, il 2 febbraio 2016, con il Giubileo straordinario della Misericordia, da poco iniziato, entrambi voluti da papa Francesco, ci aiuta a fare una semplice e profonda affermazione conclusiva: la “misericordia”, che è al centro del Vangelo, “deve essere anche al cuore di ogni carisma religioso”, in modo ancora più deciso. La Parola di Gesù: “Siate misericordiosi come il Padre“ è rivolta in modo tutto particolare alle persone consacrate che si propongono la sequela radicale di Gesù. Più precisamente, questo comporta alcuni orientamenti.
1. Ogni vocazione, quella religiosa in particolare, proviene da uno sguardo che è allo stesso tempo espressione di misericordia e di elezione da parte del Signore ( miserando atque eligendo). Solo nella misura in cui si è consapevoli di avere ricevuto e di ricevere continuamente in modo personale l’amore misericordioso, si può offrire la gioiosa testimonianza del vangelo.
2. Da questa esperienza personale, sempre più coinvolgente, scaturisce l’impegno di “trasformare le comunità religiose” in luoghi nei quali ogni giorno s’impara a mettere in atto il dono e il perdono reciproco, la correzione fraterna, la mutua accoglienza delle diversità e il servizio.
3. L’esperienza personale e comunitaria della misericordia dovrebbe portarci ancora più a vivere la missione di Gesù stesso: “portare il Vangelo dell’amore misericordioso” ai poveri con le opere di misericordia corporale e spirituale, portare la tenerezza di Dio agli uomini sfiduciati che, feriti dalla vita, hanno chiuso il cuore alla speranza.
San Francesco nel suo Testamento ha lasciato scritto che egli aveva imparato fin dalla sua conversione una cosa: facere misericordiam . Del resto, non sono stati forse i carismi religiosi a tenere in piedi “l’architrave della misericordia” e a sorreggere la vita della Chiesa? La stessa appartenenza di papa Francesco all’ordine religioso dei Gesuiti è per lui un notevole aiuto nell’opera di rinnovamento della Chiesa e del mondo. Il Papa parla della “rivoluzione della tenerezza”.
Egli dice che tutto “dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza” e nulla “può essere privo di Misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’Amore misericordioso e compassionevole” ( MV 10).
Chiediamoci come questo volto misericordioso, che è il cuore del vangelo, possa e debba “rivoluzionare” il nostro modo di pensare e di vivere, di celebrare e di testimoniare con le opere caritative la missione stessa di Cristo. Ciò richiede una profonda revisione di vita che porti a superare pesantezza e stanchezza, a non cedere alla mediocrità e alla mondanità spirituale, a non fare della vita consacrata un luogo protetto, a svegliarsi e ad abbandonare ogni stile di vita non evangelico.
Come dare oggi un volto all’amore misericordioso di Dio? Santa Teresa del Bambin Gesù si è offerta vittima all’Amore misericordioso, moltiplicando le attenzioni nei confronti delle sorelle, intercedendo incessantemente per le necessità della Chiesa missionaria. Santa Faustina Kowalska chiede al Signore la grazia di essere interamente trasformata nella sua divina misericordia: occhi, udito, lingua, mani, piedi e cuore. La Beata Madre Speranza diceva: “Un amore che non opera non è amore, se non riscalda e non brucia non è amore”. Insomma la Misericordia porta a vivere la consegna che il Papa aveva dato per l’anno della vita consacrata: “Vangelo, Profezia e Speranza”.