Il mio “selfie” opaco con l’Umbria di oggi

L’aeroporto non decolla. Il treno veloce non passa. Le strade, sovente malmesse, non portano dove servirebbe. Le fabbriche in crisi, con centinaia di posti di lavoro a rischio. Le incertezze della ricostruzione dopo il terremoto. Il turismo che non “rende” quanto dovrebbe e potrebbe. I giornali che chiudono. Il rischio povertà in aumento, mentre il gioco d’azzardo dilaga. La droga, piaga che non si chiude. La perdita, inarrestabile, dei centri decisionali. La ripresa economica che stenta a decollare. Una diffusa percezione di insicurezza nelle città e nei paesi. Le difficoltà della giustizia e della sua macchina operativa. L’università che stenta a tornare attrattiva. La politica “schiava” di internet e sempre più rannicchiata dentro le proprie diatribe interne… Mi dica, qualcuno più informato, e forse più ottimista del sottoscritto, se questo mio “selfie” – con l’Umbria a fare da opaco sfondo – mette a fuoco una situazione reale, o se è frutto di una visione troppo incline alla negatività rispetto al presente della nostra realtà regionale. In questo secondo caso, sono pronto ad accogliere, con entusiasmo, l’elenco delle tante cose positive che in questo momento non riesco a valutare. Ma nel primo caso – che insisto a ritenere niente più che realistico – sarebbe il caso, fossi un politico, un imprenditore o un responsabile di uno dei soggetti coinvolti nel ragionamento, di fare una riflessione profonda su ognuno di questi punti. E magari, di trasformare ognuno di essi in altrettanti temi di impegno per i prossimi anni, con valutazioni concrete e senza troppe chiacchiere inutili. Attendo con fiducia. Perché non credo rispondente alla realtà – questo sì – il pessimismo di coloro, e sono tanti, che continuano a dipingere una classe dirigente, locale ma anche nazionale, che non è più in grado di valutare i dati del presente per costruire futuro: ripeto, non ci credo. Non ci voglio credere.

 

AUTORE: Daris Giancarlini