di Daris Giancarlini
Vengo da un altro mondo, da un’altra epoca: così mi spiego il mio stupore di fronte all’uscita pre-natalizia dell’attuale ministro dell’Istruzione, del quale, se non ci fosse stato questo episodio, non mi sarei mai ricordato il nome, visto il silenzio che aveva avvolto il suo operato finora.
Ma Marco Bussetti adesso me lo ricorderò per un pezzo – in vista della lunga pausa per le feste, ha visto bene di indossare i panni di Babbo Natale, regalando ai docenti di ogni ordine e grado l’invito – tramite circolare a diminuire la quantità di compiti durante le vacanze.
Entusiasmo tra i ragazzi… ma loro sono ragazzi. Io che, purtroppo, non lo sono più anagraficamente, da qualche anno, mi chiedo se uno che ha il timone di una ‘barca’ così malmessa come quella della scuola italiana possa scegliere di legare la prima presa di posizione importante a una sorta di invito a studiare meno.
Le statistiche ci dicono che agli studenti italiani vengono assegnati compiti per 9 ore a settimana (secondi dietro a quelli russi, con 10). Non mi pare un’esagerazione: fa circa un’ora e mezza al giorno. E durante una pausa lunga come quella per le feste di Natale e Capodanno, il rischio non è di appesantirsi con troppi compiti, ma casomai di perdere allenamento allo studio se si studia poco.
Ma, appunto, queste sono considerazioni di un dinosauro, che andava a scuola in tempi dove maestri e professori avevano sempre ragione, erano figure di riferimento e venivano rispettati dalle famiglie. E dai ministri.