Mille anni intensi

Le celebrazioni per il millenario dell'abbazia di Montecorona servono a fare chiarezza sulla sua storia

Si sono concluse domenica scorsa, 21 giugno, le celebrazioni per il millenario dell’abbazia di Montecorona. A solennizzare l’evento presso la chiesa di San Salvatore in Montecorona si è svolta una messa concelebrata dai vescovi di Perugia – Città della Pieve e di Gubbio, mons. Giuseppe Chiaretti e mons. Mario Ceccobelli, insieme al vescovo emerito di Gubbio mons. Pietro Bottaccioli e i sacerdoti della zona. Don Renzo Piccioni Pignani, parroco di Badia di Montecorona, promotore del millenario insieme all’associazione culturale ‘Leone XIII’, ha voluto ringraziare tutti per quanto fatto in quest’anno di celebrazioni. Celebrazioni che hanno permesso di ripercorrere, attraverso studi più approfonditi, le origini e la storia dell’antica abbazia, di recente riconosciuta dal Vaticano come basilica minore. Grande soddisfazione è stata espressa soprattutto per i risultati raggiunti dal convegno di studi che si è svolto il 18 e il 19 giugno presso l’abbazia, e che ha visto impegnati storici e studiosi di università perugine e non, di varie discipline. ‘Attraverso la lettura di documenti duecenteschi giunti a noi in copie del ‘600 – spiega Nicolangelo D’Acunto, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a cui è stata affidata, insiema a Mirko Santanicchia dell’Università di Perugia, la cura dell’intero convegno – abbiamo avuto modo di rimettere in discussione l’origine camaldolese del complesso abbaziale e la tradizione che vuole che sia stato fondato da Romualdo di Ravenna. Un’attribuzione sostenuta senza offrire però alcun appiglio documentario, perché in realtà anche nella documentazione camaldolese questo monastero non c’è mai. Mentre per la data di fondazione sembra attendibile quella proveniente dalla tradizione: il 1008’. È dunque ormai certo che in origine non fosse un complesso camaldolese ma – prosegue – ‘si trattava di una grande abbazia, in particolare di un cenobio di estrema importanza per tutta la storia religiosa dell’Umbria, al pari di quella di Sassovivo di Foligno e San Pietro di Perugia, proprio perché attorno ad essa crescono tutta una serie di dipendenze che si irraggiano sia in questo territorio per arrivare a Todi, al lago Trasimeno fino ad Arezzo. Un monastero autocefalo tra i più importanti, tanto è vero che quando si costituisce il Comune di Perugia, l’imperatore Enrico VI autorizza i perugini ad espandersi nel contado, ma tra le terre dove non possono espandersi inserisce quelle che dipendono dal monastero di San Salvatore di Monte Acuto’. Per quanto attiene alla questione della dipendenza dal monastero di Fonte Avellana, è stato chiarito che non c’è mai stata e che fino ad oggi era stata avvalorata solo dalla visita che Pier Damiani fece, provenendo da Fonte Avellana, al monastero. ‘Ma in realtà Damiani – prosegue D’Acunto – ha avuto rapporti anche con monasteri che non sono legati a Fonte Avellana, a volte per conoscenze di tipo personale’. Tante le questioni chiarite anche sotto l’aspetto storico artistico. Molto ancora ci sarebbe da studiare, tanto da avere materiale per un altro convegno, afferma Mirko Santanicchia. ‘Donatella Scortecci ha finalmente precisato la datazione del ciborio conservato all’interno della chiesa: fine dell’VIII sec. Ha poi approfondito anche la questione degli spostamenti ma soprattutto l’afferenza originale al contesto della chiesa. La presenza di un ciborio si intreccia infatti con la cripta, presente al di sotto della chiesa, realizzata con materiale di riutilizzo romano e altomedievale, tra cui capitelli, che fanno pensare all’esistenza sotto di essa di strutture più antiche’. Recenti indagini con il georadar effettuate sotto la cripta, le cui immagini sono state mostrate nel corso del convegno, darebbero qualche valore a queste supposizioni. Supposizioni e ipotesi che ha avanzato anche il parroco don Renzo. Per saperne di più bisognerebbe scavare. Intanto si pensa alla pubblicazione degli Atti.

AUTORE: Manuela Acito