Padre Giulio Michelini dopo essere stato per tanti anni uno dei docenti dell’Istituto teologico di Assisi dal luglio scorso ne è il Preside. In questa nuova veste il 9 ottobre, all’inaugurazione dell’Anno Accademico, ha accolto il cardinale Jean Luis Tauran che ha tenuto la prolusione su uno dei temi, il dialogo interreligioso, che caratterizzano l’Istituto e che sarà al centro del convegno di venerdì 27 ottobre, anniversario della Giornata di Preghiera voluta da Giovanni Paolo II nel 1986.
Michelini arriva alla guida dell’Ita in un momento di passaggio istituzionale segnato dalla costituzione della Fondazione “Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi” che riorganizza la teologia in Umbria. Un processo seguito dal moderatore dell’Ita, il vescovo mons. Domenico Sorrentino, e dal preside che lo ha preceduto, mons. Romano Piccinelli. Passaggio che non è solo una questione di forma. “Il cambiamento c’è e – spiega padre Michelini – viene prima di tutto dalla realtà che ci porta a pensarci come un istituto che non provveda più solamente alla formazione dei futuri sacerdoti ma anche alla formazione dei laici e degli insegnanti di religione”.
Diminuzione di vocazioni … e di studenti
La realtà di cui parla è la diminuzione delle vocazioni al sacerdozio come alla vita religiosa, che si traduce in un calo di iscritti all’Ita dove, allo stesso tempo, si registra un incremento di interesse dei laici che al termine degli studi hanno comunque un diploma equipollente alla laurea. “Ormai dobbiamo pensarci non solo come istituti statici ma come istituti che vadano incontro alla formazione dei laici nella Chiesa” e questo significa anche ripensare le modalità di fruizione dei corsi. “Se è vero che dobbiamo dare la maggiore cura nella formazione dei futuri sacerdoti è anche vero che non potremmo sopravvivere semplicemente con una offerta formativa limitata a loro. L’Istituto teologico – aggiunge il Preside – non è mai stato una realtà di nicchia ma ha voluto aprirsi e adesso più che mai è necessario che ‘usciamo’”.
Nuove modalità per i corsi
All’orizzonte non ci sono solo i tradizionali fruitori della teologia: preti, frati, suore e laici impegnati nella pastorale. “Dobbiamo essere propositivi per rispondere alle richieste di alta formazione che pure ci sono e non sono solo confessionali ma sono anche richiesta di competenze in discipline che possono riguardare altre esigenze di formazione professionale” spiega p. Michelini, facendo l’esempio, tra gli altri, dei mediatori culturali, e su questo fronte potrebbe esserci una collaborazione con l’Università per la formazione di “persone che a più livelli intervengono nell’ambito religioso non soltanto quello cattolico”.
Nella valutazione delle opzioni future, delle necessità, c’è anche “il desiderio di intercettare i diaconi e coloro che si preparano al diaconato, e i catechisti e altri operatori della pastorale” offrendo loro un livello superiore di formazione rispetto ai corsi istituiti nelle diocesi, che potrebbe essere integrata con “corsi di formazione a distanza, giornate di studio, convegni, apertura e lezioni in orari e in giorni che siano più fruibili dai laici”. C’è anche chi pur lavorando trova il tempo per frequentare, e le lezioni sono tutti i pomeriggi, ma indubbiamente sono scelte molto impegnative per chi lavora.