di Angelo M. Fanucci
Mi tufava. Un dispiacere sordo, quasi un rancore. Mi tufava sentire i critici di Papa Francesco affermare che Bergoglio in teologia è un parvenu, un praticone, che, invece che sdottorare, farebbe meglio a dedicarsi a predicare gli esercizi spirituali alle suore del Santissimo Sacramento Esposto, o (in alternativa) alle suore del Santo Cero Pasquale Acceso. Mi tufava. Poi però, nel 2017, la Libreria editrice vaticana ha dedicato una collana di 11 volumetti proprio alla teologia di Papa Francesco. Ne parlano 11 teologi di vaglia.
“Di vaglia”, devo confessarlo: che lo siano (“di vaglia”), lo dico a lume di naso, perché, quand’era il momento, nessuno m’ha fornito il vaglio giusto per dirlo a ragion veduta.
Bah! Avevo vent’anni e una gran voglia di amare Dio “con tutta la mente”; ma in quel covo della più becera reazione ecclesiastica che era l’università Lateranense, mi vennero iniettate dosi letali di becera avversione verso la teologia nuova che soffiava dal Nord. Oggi quell’avversione acre la mantengo, ma in senso contrario, contro quelli che allora mi ingannarono. Piolanti che il peccato originale lo spiega… mimandolo.
Con le mani arrovesciate sui fianchi, come Perpetua quando rimprovera don Abbondio, grida: Eramus in lumbis Adae, “eravamo nei lombi di Adamo” quando il capostipite, ingannato (era solo la prima volta) dalla moglie e dal serpente, ciancicava sdentato la mela proibita. Bah! In Teologia dogmatica hanno preteso di nutrirmi con il pancotto indigesto dell’ultima Scolastica, in Sacra Scrittura con le bambinesche letture bibliche di Spadafora. E la “Santa Liturgia”era ancora il soprannome del galateo ecclesiastico ingessato da secoli.
Oggi strepito, mi agito, forse mi rendo anche ridicolo per acquisire non solo il succo della teologia post-conciliare, ma le nuove categorie che presiedono al suo travaglio. E ogni settimana, da 11 anni, come presbitero della minuscola associazione cattolica di volontariato informatico denominata “Il Gibbo”, pubblico la lettera settimanale di don Angelo (se la volete, chiedetene copia per e mail ad antoniolanuti@tiscali.it).
Nella sua prima parte cerco di individuare, accanto ai tanti loro meriti, le cause che, da Pio IX in poi, hanno indotto i Papi a disattendere le sacrosante richieste che il mondo – che è poi il regno di Dio avanzava loro. Nella seconda ci provo, a parlare della teologia di Papa Francesco: espressa a fatica, ma c’è. La terza parte: c’è, e si vede. Qui mi preme dire che, cercandola dove andava cercata, la teologia di Papa Francesco viene fuori, e nuova. E in presa diretta col Concilio. A presto.