di Pier Giorgio Lignani
I politici ne discutono da settimane, ma, se alcuni dei nostri lettori non hanno le idee chiare sul Mes (detto anche “salva-Stati”), sono più che giustificati.
Proviamo allora a spiegare qualcosa, semplificando ma cercando di rispettare la sostanza. Anzitutto, Mes è la sigla che sta per “Meccanismo europeo di stabilità”; in pratica, una specie di consorzio tra i Paesi che usano l’euro come loro moneta corrente.
Questo consorzio gestisce un Fondo costituito dai Paesi aderenti con versamenti proporzionati alle rispettive capacità economiche dunque, l’Italia è fra i primi, e dovrebbe intervenire con un prestito se l’uno o l’altro dei Paesi aderenti si trovasse ad affrontare una grave crisi finanziaria. Il concetto è quello che ispira il sistema delle assicurazioni, cioè che conviene suddividere i rischi tra più soggetti. Perché, invece, alcune parti politiche dicono che si tratta di una “trappola” nella quale l’Italia potrebbe cadere e farsi male?
Perché – dicono- se l’Italia si trovasse a dover chiedere l’aiuto del Mes, gli altri consorziati chiederebbero all’Italia di fare la sua parte, tagliando la spesa sociale, oppure tagliando i rimborsi dei buoni del Tesoro. Le misure che in tal modo verrebbero chieste, o imposte, all’Italia produrrebbero sfiducia nei suoi confronti e, a cascata, effetti disastrosi per l’intera nazione.
Questo discorso non è privo di logica, ma a chi lo fa sfugge un punto essenziale. Questo: quelle contropartite così dure verrebbero chieste all’Italia solo in caso di una crisi estrema. Ma, se davvero venissimo a trovarci così male, i tagli alla spesa sociale e al rimborso dei Bot ci sarebbero lo stesso, puramente e semplicemente perché l’Italia non avrebbe i soldi per pagare. A strangolarci non sarebbero l’Europa e il Mes, ma noi stessi con il nostro debito.
Perché è vero che si possono anche spendere i soldi che non si hanno, ma solo per un po’, poi arriva il momento della verità. A quel punto, meglio avere accanto il Mes piuttosto che non averlo. I politici in cerca di consenso amano credere, o lasciar credere, che le risorse siano illimitate; ma sono illusioni.