I “Fioretti di Papa Francesco”, se li raccogliessimo in volume, equivarrebbero già a tre volte i Fioretti di san Francesco. È un vero piacere sentire gente, incallita dall’indifferenza fino al cinismo, che parla di lui con un entusiasmo infantile del quale nessuno poteva ritenerla capace.
Ma non manca nemmeno l’intellettuale di pianerottolo che azzarda oltre l’episodio e dice: “Papa Francesco apre”. Apre all’omosessualità, apre ai divorziati risposati, apre alla politica internazionale di Putin, sculacciando Obama. Apre. Non lo chiamano “il portiere di notte” perché tutti sanno che lui di notte dorme, e ha mandato a dormire anche la Guardia svizzera che dai tempi dei tempi vegliava di notte nell’anticamera del Papa.
Come cambiano i tempi! Oggi un Papa si preoccupa che il giovanotto svizzero preposto alla sua sicurezza notturna possa dormire come tutti i giovanotti per bene, ma quando io ero piccolo alunno dell’almo efebeo del Venerabile Seminario Vescovile di Gubbio vigeva ancora l’usanza che uno di noi “frichi” (dal vocabolario della Marca Sporca), subito prima dell’offertorio, a titolo di precauzione contro malintenzionati nemici della Chiesa, assaggiasse lui il vino che stava per essere versato nel calice del Vescovo celebrante. Avesse avuto, quel vino, poteri di suscitare il mal di pancia, era meglio che se accorgessero le nostre interiorità adolescenziali piuttosto che quelle venerande del Vescovo.
Come cambiano i tempi! Molto di più di quanto le gente comune pensi! Papa Francesco “apre” molto di più e molto di meno di quanto le gente comune pensi. Apre a quel primato del soggetto che da quattro secoli la cultura occidentale utilizza al posto del primato del’essere, e che nel primato della coscienza ha la sua espressione più alta.
“Apre” senza intaccare di un apice il patrimonio valoriale della sua Chiesa. Lo sapevamo da sempre che l’ultima norma morale è la coscienza. Lo sapevamo, ma lo dicevamo sottovoce, per paura che un giorno qualcuno, con la storia della coscienza, arrivasse a giustificare anche Hitler. Eh sì, se il baffuto caporale austriaco era convinto di esser stato nominato, a seguito di regolare concorso, Primo Chirurgo del mondo, e se la sua contorta coscienza lo aveva indefettibilmente persuaso che gli ebrei erano il cancro del mondo, e che bisognava ricorrere al bisturi al più presto… che fa un bravo chirurgo di fronte a un bambino che urla di dolore, perché a seguito di un incidente stradale sta morendo dissanguato, e bisogna tagliargli una gamba? Che fa il bravo chirurgo? Il caso è volutamente esasperato, ma introduce a un tematica di interesse epocale. Papa Francesco non sta cambiando il Dna della Chiesa, no: sta esaltando una delle informazioni genetiche più importanti contenute in quell’acido desossiribonucleico del quale il suo Fondatore l’ha dotata.