La crisi economica è ben lontana dalla fine, e l’Umbria ha, come tutte le altre regioni italiane, i suoi problemi. Il mondo del lavoro, soprattutto quello giovanile, è ricco d’incertezze e contraddizioni. Il contrasto diventa evidente, nero su bianco, leggendo i dati di uno studio fatto da Confartigianato alla fine del 2010 su “I paradossi del mercato giovanile: disoccupazione e mestieri ‘trascurati’”. Nonostante ci sia tra le nuove generazioni una grande percentuale di disoccupazione forzata nel mercato del lavoro sono carenti figure professionali come panettieri, idraulici elettricisti, pavimentisti, ecc. Lo studio è di un anno fa, ma la situazione non molto cambiata. Se nel 2009 in Umbria risultava una disoccupazione al 17% per i giovani tra 14 e 24 anni (era al 30% al Sud e al !” al Nord) i dati più recenti non sono certo migliori. Nello Sudio di Confcommercio di denunciava il fatto che nella nostra regione a fronte di una offerta di 30 posti di lavoro come addetto alla conduzione di robot industriali, solo 10 persone sono disponibili a questo lavoro; per quanto riguarda invece i cuochi, le persone che accettavano di intraprendere questo mestiere erano 20 sulle 50 necessarie. Di questa difficoltà delle imprese artigiane a trovare chi sia disposto ad “imparare il mestiere” abbiamo parlato con artigiani del capoluogo.
Franco è uno di loro: fa l’elettricista da quasi trent’anni ed ha una piccola ditta d’installazioni elettriche. Il problema che riscontra nel suo lavoro è quello di soddisfare le esigenze dei clienti in termini di tempo: in questa società così frenetica – spiega Franco – i clienti vogliono essere serviti subito, senza aspettare. “Magari fosse così anche nei pagamenti delle fatture – ironizza l’installatore. – Non amano aspettare, e se percepiscono, durante la chiamata, che non posso servirli entro le loro esigenze, quasi si arrabbiano. Il mio problema – continua il tecnico – è di trovare qualcuno che mi aiuti, qualcuno disposto a lavorare seriamente e che conosca bene il mestiere. Dover rinunciare a dei lavori in tempi di crisi – conclude Franco – è assurdo”.
Michele invece fa il pavimentista, e pure lui non riesce a trovare collaboratori affidabili: “Il mio – spiega – è un lavoro che si pratica stando per la maggior parte del tempo bassi, in ginocchio, a contatto con la polvere, con il caldo e con il freddo. Non è certo un lavoro privo di sacrifici, e forse il problema è proprio questo, ovvero quello di trovare, soprattutto nei giovani, spirito di sacrificio e voglia di rimboccarsi le maniche. Noi genitori poi – conclude Michele – siamo i primi a non voler tramandare il mestiere ai nostri figli e a volerli tutti laureati, dietro ad una scrivania”. Numerose sono le realtà lavorative in cui è assente la manodopera specializzata e, anche in quelle poche occasioni dove sarebbe possibile per un giovane imparare un mestiere, la burocrazia e le complicazioni aumentano le fatiche. Paolo, ex studente che non ha finito le scuole superiori, ha sempre avuto la passione per le macchine e per i motori. Fin da piccolo ha sognato di fare il meccanico. Purtroppo per lui, la cosa non è semplice. Per accedere in un’officina e usare strumenti e apparecchiature di un certo tipo occorre esporsi a qualche rischio, anche se minimo. Proprio per questa ragione, non è possibile per il giovane metter mano a un motore perché, in caso d’incidente o che sia, non avendo un contratto di lavoro o un tirocinio scolastico autorizzato, nessuno è disposto a prendersi la responsabilità. È quasi impossibile quindi affacciarsi al mondo del lavoro per scoprire se quello che era un sogno potrà in qualche modo diventare realtà. Allo stesso modo, chi cerca lavoratori ed è disposto anche ad assumere, fa altrettanta fatica.