di Tonio Dell’Olio*
Sarei ipocrita e non sarei sincero se dicessi che non ho esultato alla proclamazione dell’elezione di Andrés Manuel Lòpez Obrador a presidente del Messico. Conosco bene quel Paese per averlo frequentato e aver stretto amicizia con operatori sociali e dell’informazione impegnati quotidianamente nell’azione di prevenzione del disagio giovanile e della presenza dei narcos che imperano. Conosco le gemme preziose di quella società e le ferite sanguinanti delle madri dei desaparecidos e delle famiglie delle centinaia di migliaia di vittime della criminalità, della corruzione e dell’impunità. Conosco gli intrecci tra politica, istituzioni e malaffare. La campagna elettorale è stata altrettanto sanguinosa, con lo strascico di 133 candidati assassinati e minacce rivolte a cittadini elettori e attivisti. In questo senso, Lòpez Obrador interrompe il potere incontrastato del “Partito rivoluzionario istituzionale” e indica il cambiamento. Un soffio di speranza che la comunità internazionale è chiamata a sostenere e alimentare, senza distrazioni né compromessi.
*Presidente della Pro Civitate Christiana – Assisi