“Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni”. Il messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale della pace – in programma il 1° gennaio sul tema “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica” – è un chiaro invito all’azione, perché “la volontà politica va sempre rinvigorita, per aprire nuovi processi che riconcilino e uniscono persone e comunità”.
“Ogni guerra si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana”, il punto di partenza di Francesco, che rilancia gli appelli lanciati durante il recente viaggio in Giappone per esortare a “rompere la logica morbosa della minaccia e della paura” attraverso “il servizio imprescindibile della memoria”. Non solo per non ripetere gli errori del passato, ma per “costruire un mondo più giusto e fraterno” da consegnare alle nuove generazioni.
Al termine del messaggio, un nuovo appello alla “conversione ecologica”, sulla scorta della Laudato sì e del recente Sinodo per l’Amazzonia.
“Il nostro mondo vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo”.
Bergoglio usa le parole pronunciate a Nagasaki, per stigmatizzare la situazione “paradossale” dello scenario geopolitico attuale. “La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani”.
“Non possiamo pretendere di mantenere la stabilità nel mondo attraverso la paura dell’annientamento, in un equilibrio quanto mai instabile, sospeso sull’orlo del baratro nucleare e chiuso all’interno dei muri dell’indifferenza, dove si prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi dello scarto dell’uomo e del creato, invece di custodirci gli uni gli altri”, l’appello del Papa, secondo il quale per “rompere la logica morbosa della minaccia e della paura” e “spezzare la dinamica di diffidenza attualmente prevalente “dobbiamo perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca”.
La memoria “va custodita non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori o perché non vengano riproposti gli schemi illusori del passato, ma anche perché essa, frutto dell’esperienza, costituisca la radice e suggerisca la traccia per le presenti e le future scelte di pace”, prosegue Francesco citando gli “Hibakusha”, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, ai quali ha reso omaggio nel discorso pronunciato davanti al Memoriale della pace di Hiroshima: “La loro testimonianza risveglia e conserva in questo modo la memoria delle vittime, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni volontà di dominio e di distruzione”.
Di qui la necessità di un impegno responsabile “a tutti i livelli della collettività locale, nazionale e mondiale”, basato sul “riconoscimento dei doveri nei confronti degli altri”.
“La frattura tra i membri di una società, l’aumento delle disuguaglianze sociali e il rifiuto di usare gli strumenti per uno sviluppo umano integrale mettono in pericolo il perseguimento del bene comune”, avverte il Papa: “Invece il lavoro paziente basato sulla forza della parola e della verità può risvegliare nelle persone la capacità di compassione e di solidarietà creativa”.
“Imparare a vivere nel perdono accresce la nostra capacità di diventare donne e uomini di pace”, sostiene il Papa, invitando ad “abbandonare il desiderio di dominare gli altri e imparare a guardarci a vicenda come persone, come figli di Dio, come fratelli”. “L’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé”, il monito di Francesco, secondo il quale “solo scegliendo la via del rispetto si potrà rompere la spirale della vendetta e intraprendere il cammino della speranza”.
“Quello che è vero della pace in ambito sociale, è vero anche in quello politico ed economico, poiché la questione della pace permea tutte le dimensioni della vita comunitaria”, assicura il Papa: “Non vi sarà mai vera pace se non saremo capaci di costruire un più giusto sistema economico”.
“Di fronte alle conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispetto della casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali – viste come strumenti utili unicamente per il profitto di oggi, senza rispetto le comunità locali, per il bene comune e la natura – abbiamo bisogno di una conversione ecologica”.