Memoria dell’evento miracoloso del 9 luglio 1796 alla chiesa dei Bianchi

"E la statua della Vergine aprì gli occhi e ci guardò"

Quando le truppe di Napoleone Bonaparte invasero lo Stato pontificio (1796), centinaia di statue e altre immagini di Maria cominciarono ad animarsi misteriosamente. Le autorità religiose aprirono un rigoroso processo, ascoltando testimoni ed uomini di scienza. Alla fine, la sentenza non poté esitare: davvero Maria aveva voluto testimoniare la sua protezione per le città minacciate dalle armate napoleoniche. Anche Gubbio fu tra le città protagoniste di questi eventi prodigiosi, come ricordano Vittorio Messori e Rino Cammilleri in un libro dedicato a questo argomento, e come è testimoniato da documenti dell’epoca conservati presso l’archivio della diocesi, compresa una dettagliata “Relazione” a stampa, stesa dal proposto della cattedrale Ignazio Ondedei, e dal vescovo di allora, mons. Ottavio Angelelli, testimone oculare di quasi tutti i prodigi avvenuti in città.

Tutto inizia la mattina di sabato 9 luglio 1796 presso la chiesa di Santa Maria dei Bianchi, in piazza 40 Martiri. Alcune bambine sostano in preghiera insieme alla maestra davanti a una statua della Vergine (nella foto Gavirati), quando la più piccola si accorge che la statua apre e chiude gli occhi, muove le pupille. I genitori però le credono, la voce si è sparsa per tutta la città e la mattina del 12 luglio, il miracolo si ripete verso mezzogiorno dinanzi ad un gruppo di persone che avevano chiesto di vedere la statua della Madonna. La statua di Maria apre e chiude le palpebre, muove ripetutamente le pupille fissandole su tutti i presenti, inizia a sorridere amorevolmente e cambia il colore del volto. Uno dei presenti alla vista di questo incredibile prodigio sviene ai piedi dell’altare. Avvisato, giunge anche il vescovo Ottavio Angelelli, in abito prelatizio, insieme al suo vicario generale e a numerosi altri ecclesiastici. Non può che costatare quanto visto da tutti: la statua continua a muoversi. Si decide allora di trasferirla presso la vicina chiesa di San Francesco; si verificano guarigioni istantanee di diversi malati.

Il Vescovo ordina che si inizi un triduo solenne per la Madonna del Carmine, che si festeggia il 16 luglio, e che si faccia una processione per tutta la città con la statua della Vergine. Il prodigio continua inarrestabile, e si estende ad altre immagini e statue. In tutto se ne conteranno 13 a Gubbio, più altre due nei paesi di Scheggia e Pergola. Fino a una trentina di anni fa, ogni 9 luglio le campane della chiesa dei Bianchi suonavano a festa, anche se pochi sapevano il perché. La statua ora giace presso il museo diocesano. È tempo che gli eugubini riscoprano questo tesoro di grazia che Maria ha donato oltre due secoli fa.

Quando la Vergine osservò il Vescovo da un arazzo

Quello verificatosi nella chiesa dei Bianchi e confermato da una nutrita serie di atti inconfutabili, è stato seguito da altri episodi eccezionali. Insomma non è l’unico miracolo del periodo. I documenti rinvenuti e consultati durante la ricerca ne narrano degli altri, suggestivi e degni di essere conosciuti. La mattina del 21 luglio il vescovo Angelelli si accorge che anche un’immagine di Maria su un arazzo, conservata in una delle camere dell’episcopio, muove sensibilmente le pupille e le palpebre. Come racconta la “Relazione” stessa un mese dopo, il 21 agosto 1796, molti ecclesiastici, cavalieri, cittadini e artieri poterono costatare il fatto. Fu condotta un’analisi scrupolosissima riferita alla tessitura dell’arazzo dallo stesso mons. Angelelli per escludere ogni possibile frode o illusione ottica.

Impossibile dubitare. Sulla veridicità di questi fatti non si può sollevare nessuna ragionevole obiezione. Mai infatti nella storia della Chiesa un prodigio ebbe la possibilità di essere costatato da un così elevato numero di testimoni per un tempo così prolungato. Ancora oggi chiunque lo desideri può andare a vedere le relazioni giurate dei testimoni oculari (tra cui, è bene ripeterlo, diversi atei dichiarati), alcune delle quali, per i fatti di Gubbio, sono conservate nell’archivio della nostra diocesi. Oggi di quegli incredibili eventi avvenuti nella nostra città quasi nessuno conserva memoria. Possibile che Gubbio, la città della riconciliazione e della pace, consacrata da anni al cuore immacolato di Maria, non faccia memoria di questo meraviglioso prodigio di Colei che è invocata con il titolo di Regina della pace? Mai infatti nella storia della Chiesa un prodigio ebbe la possibilità di essere costatato da un così elevato numero di testimoni per un tempo così prolungato. È bene che qualche iniziativa venga proposta ed adottata.

AUTORE: Luigi Girlanda