di Paolo Bustaffa
Alla vigilia del voto la parola “memoria” è tra quelle assenti nel vocabolario di una convulsa campagna elettorale. Dimenticata o cancellata? Non c’è molta differenza. La rimozione della parola non è comunque sfuggita a quei cittadini che, per quanto possibile, hanno letto i programmi elettorali e hanno ascoltato i leader dei partiti.
C’è un passato, vicino e lontano, che viene velocemente rimosso dalla politica, ed è una rimozione che tocca importanti valori umani e sociali: la dignità della persona, la dignità del lavoro, la lotta alle diseguaglianze, le misure restrittive nel tempo della pandemia, la tutela dell’ambiente, l’impegno per la pace e la giustizia. La memoria mette alla prova l’onestà intellettuale e diventa un esame di coscienza irrinunciabile per giungere a una visione del mondo e della società dove ogni uomo e ogni donna si sentano accolti e valorizzati, dove la felicità sia un’esperienza accessibile a tutti.
La questione della memoria è diventata una posta in gioco assai importante nella società pluralistica dove convivono e si sovrappongono memorie differenti, a volte in contraddizione, anche in opposizione tra di loro. Una politica senza memoria, o che cerca di cancellarla perché ostile agli interessi di parte, si pone su una strada a fondo cieco. In Paesi che hanno una storia ricca e complessa, la memoria è una compagna di strada che consente ai cittadini di capire il passato, vivere responsabilmente il presente e costruire l’avvenire. Se il filo si spezza, il frammento – come sta avvenendo – prevale sull’insieme, e nessuna grande visione può nascere.
C’è un’altra memoria che si affaccia alla viglia del voto, ed è quella che mette a nudo le incoerenze o le coerenze con l’errore. Si tratta di una memoria che infastidisce e che si tenta di rimuovere.
Non tutti i cittadini però dimenticano. Non dimenticano chi e perché ha fatto cadere un Governo che stava lavorando in un momento difficile, chi ha seminato la paura dell’altro, chi si è accodato al rifiuto di misure e vaccini per fermare il contagio, chi ha continuato a sostituire il “prima noi” al “prima la persona”, chi ha illuso che bastasse salvare la propria casa mentre tutto attorno divampava l’incendio, chi ha incollato il futuro al presente rubando i sogni dei giovani.
Questa memoria non porta rancore, non punta il dito contro qualcuno, ma come una maestra saggia raccomanda di scrivere una storia nuova dopo aver appreso l’amara lezione delle menzogne, degli errori, delle superficialità. Un insegnamento che qualcuno ha tentato e tenta di cancellare con una battuta o cambiando continuamente registro, augurandosi che la memoria si dissolva.