Mediterraneo, luogo di incontro

Alla scuola di formazione politica Agorà, riflessione sull’incontro tra san Francesco e il Sultano d’Egitto

Francesco e il Mediterraneo: l’incontro con il Sultano” è stato l’argomento oggetto di riflessione proprio per il primo appuntamento di Agorà. Contro alcuni cliché ed eccessive semplificazioni scolastiche se non catechistiche, questo epocale incontro rappresenta un punto di partenza per ogni progetto di apertura nei confronti di chi per noi è “altro”. Nella prima parte dell’incontro padre Giulio Michelini, docente di Sacra Scrittura presso l’Istituto teologico di Assisi, ha svolto una breve ma interessante lectio sul concetto di “distinzione” nella Bibbia. Dapprima v’era una sola famiglia umana, poi con Caino arriva la distinzione tra popoli. Da qui in avanti l’Antico Testamento parla di un popolo eletto, quello di Israele, che si distingue da tutti gli altri popoli, compresi quelli che vivevano nei territori vicini: i goyim (i Gentili). I figli di Israele, continua padre Michelini, stavano molto attenti a non mescolarsi con le altre nazioni: la contaminazione era sempre in agguato, anche soltanto varcando la soglia di una casa di Gentili, o mangiando cibi “impuri” che trasgredivano i sacri precetti. Eppure questa distinzione, per cause politiche e sociali, o per volere di Dio, alcune volte venne meno, tanto che una donna moabita, Rut, entra nell’alleanza con Dio ed è nella geneaologia del re David. Addirittura nella genealogia di Gesù che apre il Vangelo di Matteo, oltre a Rut, sono annoverate altre tre donne straniere. A conclusione della lectio divina, padre Paolo Zampollini insieme a Ester Cavalagli ha ricostruito i motivi del viaggio di san Francesco in Terra Santa collazionando e confrontando le varie fonti d’epoca che ne hanno parlato più o meno approfonditamente. Francesco, imbarcatosi nella quinta Crociata, vuole incontrare il Sultano d’Egitto in un momento di stasi delle fasi belliche perché vuole ricercare concretamente un percorso di pace attraverso un confronto dialogico, anche al prezzo di rischiare la propria vita. Non sappiamo cosa si siano detti il frate e il Sultano. Certamente è significativo il contenuto della “Regola non bollata” del 1221, che sembra risentire proprio di quell’incontro e che certamente esprime l’atteggiamento francescano nei confronti delle altre culture. Qui troviamo scritto: “Dice il Signore: ‘Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe’ (Mt 10,16). I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi: un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio (1Pt 2,13) e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito santo, creatore di tutte le cose, e nel Figlio redentore e salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, se uno non sarà rinato per acqua e Spirito santo non può entrare nel regno di Dio (Gv 3,5)”.

AUTORE: Saverio Freddi