Una mattina, in una delle isole ecologiche di Perugia, si è concentrato un piccolo mondo di persone. È bastata una mezz’ora per avere uno spaccato della nostra società. Tanto ci è voluto, in termini di attesa, prima che l’addetto all’isola ecologica arrivasse alla pesatura dei materiali conferiti dove lo aspettavano diverse persone.
Da solo doveva rispondere alle domande di quanti arrivavano: dove mettere questo, come faccio per quest’altro ecc. Ma l’attesa è stata provocata in particolare da un uomo che doveva gettare un vecchio mobiletto.
Arrivava da un’altra isola ecologica in cui, però, non aveva potuto lasciarlo e anche qui aveva trovato il container dedicato a quel tipo di rifiuto già pieno e chiuso.
Comprensibile, quindi, la protesta per un disservizio. Molto meno comprensibile è stato, invece, il modo in cui questa persona ha aggredito quell’uomo che stava solo facendo il suo lavoro: urla, improperi, minacce fino a far temere che sarebbe passato alle mani. E alla donna, forse la moglie, che timidamente lo invitava a lasciar perdere ha risposto con la stessa violenza.
Alla fine, sentiti i superiori, l’addetto gli ha concesso di lasciare lì il rifiuto, e quell’uomo è partito, probabilmente ancor più convinto che urlare e offendere gli altri è il solo modo per raggiungere l’obiettivo.
Ma mentre accadeva tutto questo le altre persone hanno continuato a gettare i rifiuti negli appositi contenitori, perché così funziona all’isola ecologica: non è l’addetto che getta i tuoi rifiuti, ma lo fai tu, personalmente.
Perché lo fai? Lo ha spiegato un signore che stava pazientemente aspettando di pesare il vetro quando una signora gli ha chiesto come funzionava. Le ha detto che poteva gettare quello che aveva ma se voleva lo sconto nella Tari avrebbe dovuto fare la tessera, avvertendola che non doveva aspettarsi un gran risparmio. “Ma ci vengo lo stesso – ha aggiunto – perché credo sia la cosa giusta da fare”.
Nel frattempo sono arrivati i volontari della Sagra di San Sisto che con un camioncino avevano portato tutti i sacchi gialli della carta raccolta la sera prima, e con pazienza li riaprivano tutti per non buttare insieme carta e plastica. Quella raccolta, hanno spiegato, potrebbe farla Gesenu, ma è un servizio che va pagato e per la Sagra non è una piccola cifra.
Quella mattina l’isola ecologica somigliava ad una piazza in cui incontrarsi e socializzare scambiandosi informazioni, aiutandosi e così aiutare l’unico addetto in servizio. C’erano persone disposte a impegnarsi per dare il proprio contributo all’ambiente, ovvero allo spazio comune, e che vorrebbero avere un sistema di raccolta dei rifiuti ancor più efficace.
C’è ancora molto da fare per aver un servizio tale da incoraggiare i cittadini a fare sempre meglio. Per esempio, perché non adottare gli stessi criteri di differenziazione e di raccolta in tutti i comuni della regione, ed informare in modo capillare e continuo i cittadini?