Mattarella e i Ceri

L’Europa, da qualche anno, invita le Regioni e le autonomie locali in generale a ritagliarsi un ruolo decisivo nelle politiche di coesione tra gli Stati del Vecchio Continente. E questo accento è ancora più marcato da quando si parla di Piano nazionale ripresa resilienza (Pnrr).

Lo ha ricordato nelle ultime settimane anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi alle Amministrazioni regionali, provinciali e comunali del Belpaese. Un’articolazione disegnata dalla Costituzione – ha sottolineato il Capo dello Stato – che non è “un impianto gerarchico, bensì un governo multi-livello, ispirato ai princìpi della democrazia e della sussidiarietà, dove le fondamenta poggiano sull’uguaglianza nelle libertà, nei diritti, nei servizi essenziali, nelle opportunità per i cittadini, qualunque sia il territorio in cui vivono”.

È facile associare e sovrapporre queste parole alle varie Amministrazioni della nostra terra umbra, nei giorni in cui la Regione approva un nuovo Statuto e celebra il suo stemma con l’immagine stilizzata dei tre Ceri di Gubbio. Chi conosce la travolgente tradizione eugubina, e più ancora chi la vive da generazioni, sa bene quali sono le sue origini (la luminaria per il vescovo Ubaldo morente nel 1160) e le evidenti e antichissime contaminazioni tra sacro e profano. Ed è anche per questo che la festa dei Ceri, oltre a essere da mezzo secolo simbolo della Regione Umbria, può essere fonte di ispirazione per i tempi di oggi.

Pensando proprio alle recenti parole di Mattarella, affiorano parallelismi interessanti. Il Presidente ha parlato di impegno per la “coesione sociale” (specie pensando ad aree territoriali e fasce di popolazione più svantaggiate); di rispetto del pluralismo, e del fatto che “le diversità accrescono il valore del nostro Paese”; del dovere di una leale collaborazione tra le istituzioni a tutti i livelli, fino a quello dell’Unione europea. Valori e significati al netto delle umane “debolezze” – che si ritrovano con chiarezza anche nella festa eugubina.

Il vescovo della diocesi eugubina Pietro Bottaccioli la definì una “sinfonia sociale”, proprio pensando al coinvolgimento di tutti e allo sforzo comune per raggiungere il risultato. Sono tanti gli spunti per la nostra classe politica e per tutti coloro che sono chiamati a “portare il peso” delle Amministrazioni locali, come si fa con le stanghe di legno dei tre Ceri di Gubbio.

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