Tra le attività di “prima necessità” durante l’isolamento anti-coronavirus, andrebbe aggiunta la consulenza familiare. E non solo sui modi per far trascorrere le giornate ai bambini, tema a cui ad esempio La Voce sta dedicando una rubrica fissa. Ci sono infatti anche gli adulti da seguire, perché a causa dello stress da “clausura forzata” ci sono coppie che vanno in crisi. Non se ne parla granché sui mass media, ma quanto sta pesando questo fenomeno? Lo abbiamo chiesto alla mediatrice familiare perugina Elvira Di Santo.
Famiglie costrette al confino in casa. Ne può risentire la vita di coppia?
“Certamente. Diventa perciò fondamentale rafforzare il senso della famiglia in termini di rispetto, collaborazione e condivisione, e pensare a questo periodo come a un’opportunità di confronto, di crescita individuale/familiare e di cambiamento”.
Erano coppie già parzialmente in crisi?
“Non necessariamente. Per le coppie già in crisi la situazione sicuramente è più complicata in quanto la convivenza forzata obbliga, soprattutto in presenza di figli, a usare il buon senso per evitare situazioni altamente conflittuali che hanno pesanti ripercussioni sulla serenità dei figli, già duramente messa alla prova”.
Soffrono di più, in isolamento, le coppie con o senza figli?
“La presenza dei figli non influisce, a mio parere. Se c’è nella coppia complicità e capacità di ascolto e comunicazione, anzi, questo periodo può essere vissuto come un’occasione per coltivare il proprio rapporto di coppia prendendosi cura dell’altro in modo più accurato. Soffrono sicuramente di più le coppie con figli disabili e altre problematiche di salute; le coppie costrette all’autoisolamento perché a rischio, come il personale sanitario; quelle con situazioni economiche preoccupanti a causa della chiusura delle attività, e soprattutto quelle dove è presente violenza domestica”.
Si nota qualche differenza tra coppie sposate in chiesa, civilmente, o conviventi?
“Credo che non ci sia alcuna differenza. Sono le persone con i propri valori, i propri sentimenti e i propri princìpi a dare un senso e un significato agli eventi”.
Voi mediatori che strategie suggerite per superare queste crisi?
“Innanzitutto di fermarsi a riflettere sulla particolarità del momento, e farsi sostenere laddove da soli ci si sente troppo fragili. Il metodo che seguo lavora sul processo del conflitto più che sui contenuti, partendo dal presupposto che i litigi sono sintomo dei disagi della coppia, e non causa del conflitto in sé. Dunque, lavorare insieme sul ‘perché si sta litigando?’ per diventare consapevoli dei veri conflitti; e ‘in che modo si sta litigando?’ per acquisire maggiore consapevolezza del modo in cui si gestisce il conflitto”.
Esperienze in positivo?
“Ho verificato gli effetti benefici del ruolo di facilitatore della comunicazione. In momenti di forte incomprensione dei reciproci intenti, riuscire a traghettare dall’uno all’altro emozioni e sentimenti ha reso possibile una migliore comprensione dei reciproci punti di vista, dei bisogni e delle motivazioni sottostanti alle rispettive conflittualità. Con un effetto benefico immediato, soprattutto verso un concetto sano di bigenitorialità”.
Dario Rivarossa
Molto interessante.