Nell’ultima udienza generale dell’anno, tenuta mercoledì in aula Paolo VI, Benedetto XVI ha svolto una catechesi sulla figura di Maria nel contesto dell’Avvento: “La Vergine Maria – ha sottolineato – occupa un posto particolare come colei che in modo unico ha atteso la realizzazione delle promesse di Dio, accogliendo nella fede e nella carne Gesù, il Figlio di Dio, in piena obbedienza alla volontà divina. Oggi vorrei riflettere brevemente con voi sulla fede di Maria a partire dal grande mistero dell’Annunciazione”.
Nel saluto dell’angelo, dopo il “rallègrati!”, Maria viene chiamata “piena di grazia”. “La gioia – commenta il Papa – proviene dalla grazia, proviene cioè dalla comunione con Dio, dall’avere una connessione così vitale con Lui, dall’essere dimora dello Spirito santo, totalmente plasmata dall’azione di Dio. Maria è la creatura che in modo unico ha spalancato la porta al suo Creatore, si è messa nelle Sue mani, senza limiti. Ella vive interamente della e nella relazione con il Signore. È in atteggiamento di ascolto, attenta a cogliere i segni di Dio nel cammino del suo popolo. È inserita in una storia di fede e di speranza nelle promesse di Dio, che costituisce il tessuto della sua esistenza. E si sottomette liberamente alla parola ricevuta, alla volontà divina nell’obbedienza della fede”.
Il Papa nota che “l’evangelista Luca narra la vicenda di Maria attraverso un fine parallelismo con la vicenda di Abramo. Come il grande Patriarca è il padre dei credenti, che ha risposto alla chiamata di Dio ad uscire dalla terra in cui viveva, dalle sue sicurezze, per iniziare il cammino verso una terra sconosciuta e posseduta solo nella promessa divina, così Maria si affida con piena fiducia alla parola che le annuncia il messaggero di Dio e diventa modello e madre di tutti i credenti”.
Sottolinea tuttavia che “l’apertura dell’anima a Dio e alla sua azione nella fede include anche l’elemento dell’oscurità. La relazione dell’essere umano con Dio non cancella la distanza tra Creatore e creatura, non elimina quanto afferma l’apostolo Paolo davanti alla profondità della sapienza di Dio: ‘Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!’ (Rm 11,33). Ma proprio colui che, come Maria, è aperto in modo totale a Dio, giunge ad accettare il volere divino, anche se è misterioso, anche se spesso non corrisponde al nostro proprio volere ed è una spada che trafigge l’anima, come profeticamente dirà il vecchio Simeone a Maria al momento in cui Gesù viene presentato al Tempio (Lc 2,35)”.
Le cose non vanno diversamente – prosegue il Papa – “anche per il cammino di fede di ognuno di noi: incontra momenti di luce, ma incontra anche passaggi in cui Dio sembra assente, il Suo silenzio pesa nel nostro cuore e la Sua volontà non corrisponde alla nostra, a quello che noi vorremmo. Ma quanto più ci apriamo a Dio, accogliamo il dono della fede, poniamo totalmente in Lui la nostra fiducia, come Abramo e come Maria, tanto più Egli ci rende capaci, con la Sua presenza, di vivere ogni situazione della vita nella pace e nella certezza della Sua fedeltà e del Suo amore. Questo però significa uscire da sé stessi e dai propri progetti, perché la Parola di Dio sia la lampada che guida i nostri pensieri e le nostre azioni”.
Insomma, “possiamo chiederci: come ha potuto vivere Maria questo cammino accanto al Figlio con una fede così salda, anche nelle oscurità, senza perdere la piena fiducia nell’azione di Dio? C’è un atteggiamento di fondo che Maria assume di fronte a ciò che avviene nella sua vita. (…) Maria entra in intimo dialogo con la Parola di Dio che le è stata annunciata, non la considera superficialmente, ma si sofferma, la lascia penetrare nella sua mente e nel suo cuore per comprendere ciò che il Signore vuole da lei (…). Ella ‘teneva insieme’, ‘poneva insieme’ nel suo cuore tutti gli avvenimenti che le stavano accadendo; collocava ogni singolo elemento, ogni parola, ogni fatto all’interno del tutto e lo confrontava, lo conservava, riconoscendo che tutto proviene dalla volontà di Dio. Maria non si ferma ad una prima comprensione superficiale di ciò che avviene nella sua vita, ma sa guardare in profondità, si lascia interpellare dagli eventi, li elabora, li discerne, e acquisita quella comprensione che solo la fede può garantire”.