“Ti benedica il Signore e ti custodisca”: sono le parole con cui inizia la benedizione che Aronne e i suoi figli impartiscono agli israeliti e che la Liturgia nella Solennità di Maria, Madre di Dio, ci propone di ascoltare come bene auguranti nel primo giorno del nuovo anno civile. Si tratta della formula di ‘benedizione’ che il Signore stesso suggerisce a Mosè nel momento in cui, dopo aver sostato nel deserto del Sinai il secondo anno dall’uscita dall’Egitto, si presenta l’opportunità di ripartire verso la Terra promessa. La benedizione ripete strategicamente per tre volte il nome del Dio d’Israele (Is 6,3) e ciò è garanzia della Sua presenza protettrice e provvidente tra i membri del popolo in cammino e per due volte augura che il “suo volto” risplenda come a voler insistere sul favore divino che viene loro assicurato. Anche il salmista (Sal 66) invoca la benedizione del Signore nel contesto di una delle più grandi feste annuali che è quella del ‘raccolto’ della fine della stagione dei frutti ed auspica il “risplendere del volto del Signore” questa volta con una finalità universalistica perché grazie ai prodotti che “la terra ha dato” la Sua attività salvifica possa essere conosciuta “fra tutte le genti” e “tutti i confini della terra” temano il Signore. E la gioia e la gratitudine che trasmettono questi brani si legge anche in quello paolino della Lettera ai Galati perché per parlare dell’opera redentrice di Gesù, l’Autore confronta l’uomo che era “sotto la Legge” con quello “riscattato” portando l’esempio dello schiavo che viene adottato come figlio e perciò, non solo non è più schiavo e quindi è libero, ma è anche erede! La gioia proviene quindi dalla consapevolezza che il credente ha di essere figlio di Dio con tutta la pienezza di grazia che ne deriva. Questo si è realizzato grazie al fatto che Dio ha mandato “il suo Figlio, nato da donna”, (alludendo così per l’unica volta alla figura della Madonna che la Lumen Gentium 62 definisce a proposito ‘Mediatrice’), “nato sotto la Legge” riscattando gli uomini che erano “sotto” di essa e proprio per questo si è sottoposto Lui stesso ad essa. Il Vangelo narra infatti il sottoporsi di Gesù, Giuseppe e Maria alla Legge perché “quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù”. Dobbiamo in questo contesto considerare la circoncisione come un atto positivo perché la prima volta che viene nominata nella Sacra Scrittura (Gen 17,10-13) consiste in un rito che sigilla nella carne il patto di alleanza perenne con il Signore. La circoncisione veniva già espletata dalle popolazioni coeve all’Israele biblico come rito di iniziazione alla vita matrimoniale, ma nella Bibbia assume piuttosto un significato di alleanza (‘matrimonio’) tra il Signore e l’umanità. In un caso particolare risulta essere stata effettuata da una donna (Es 4,25) e le tradizioni ebraiche successive ci informano sulla presenza di dieci testimoni (come 10 sono le ‘parole’, cioè i ‘comandamenti’) al momento della cerimonia. Il numero ‘otto’ rimanda alla figura di David (ottavo figlio di Iesse) e al significato di ‘compiutezza’ perché essendo lo stesso giorno della settimana indica sia l’inizio che il compimento che il nuovo inizio. Ma in questa circostanza della circoncisione (cui è dedicato in realtà un solo versetto) chi è che domina la scena sono i pastori e Maria, anzi Maria ne è il centro della scena. Infatti tra l’arrivo dei pastori e la loro partenza è specificato che “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Le “cose” che Maria custodisce sono un ‘semitismo’, sono cioè rese in greco con un termine (rēma, lett. parola) che traduce l’ebraico dābār che vuol dire sia parola che fatto. “Custodire” è connesso con “meditare”, ovvero non si tratta di un semplice custodire, ma di un custodire al fine di interpretare, o meglio, (letteralmente) ‘considerare’. Si pensi al valore biblico di questa espressione. Citiamo solo alcuni esempi. Giacobbe “custodiva per sé” le rivelazioni del figlio Giuseppe (Gen 37,11); Daniele in seguito ad una visione terribile dice a se stesso “conservai tutto questo nel cuore” (Dn 7,28); il Salmista che desidera essere integro supplica il Signore dicendo “custodisco nel cuore la tua promessa”. Si conserva nel cuore ciò che ha valore, ciò che dà qualità alla vita. Maria ha dimostrato subito accoglienza alla Parola annunciataLe dall’Angelo, divenuta Carne l’ha portata in grembo ed ora La conserva nel cuore per meditarLa. Maria ha profuso attivamente intelletto, sentimento e volontà al servizio della Parola non una sola volta, ma per l’intera Sua esistenza terrena. Nel giorno in cui Maria è celebrata come la “Madre di Dio”, il Vangelo ci presenta Lei come modello da imitare nei riguardi dell’atteggiamento da assumere circa la Parola di Dio. È la prima dei ‘beati’ che “ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,28). Quindi a Lei la nostra invocazione all’inizio di un nuovo anno: “Madre di Dio … nessuno a Te ricorre invano; nessuno è da Te deluso, dimenticato, abbandonato. … Resta accanto a noi! Tu sei nostra Madre!” (San Giovanni Paolo II).