Anche in uno degli snodi più delicati della nostra tradizione cattolica, la devozione a Maria, ha lasciato il segno in una delle grandi conquiste del mondo moderno, realizzate contro la Chiesa. Il femminismo e Maria di Nazareth. No, l’accostamento non è irrispettoso. La volgarità di buona parte delle manifestazioni femministe è stata superata solo dalle scempie scemenze del Gay pride. Ma l’accostamento non è irrispettoso. “Foemina brachata”: così il vocabolario latino moderno di Mons Bacci, Pontificio Segretario dei Brevi ai Principi e poi cardinale, traduceva la dicitura “donna in calzoni” (guardate un po’ cosa toccava fare, ai tempi dei tempi, per meritare la porpora!!). “Foemina brachata”. Ma le sguaiatone che gesticolavano impudiche durante i cortei degli anni 60 e 70 erano solo “foeminae sbrachatae”. Eppure nel femminismo c’era un nucleo di verità così forte che nessuno avrebbe potuto azzerarlo. Santa Maria del cammino. “Cammineremo insieme a te, verso la libertà”. Non le avremmo mai cantate, canzoni mariane di questo tipo, se non ci fosse stata la ventata del femminismo”Io vorrei tanto parlare con te di quel Figlio che amavi”. E sapere da te. Cosa successe quando ti rendesti conto che Lui, l’inatteso, “non era per te”? Di’ la verità, ti è costato molto vivere sola con Lui! Ma già da allora tu pensavi a noi. E ci chiedevi non l’orazione universale che non conserva traccia della carne e del sangue, ma la preghiera appassionata per i pallidi cuccioli d’uomo che muoiono senza sapere perché sono vissuti. Neanche noi, noi che pure continuiamo a cantare “Mira il tuo popolo” a gola spiegata, con la stessa fiducia con la quale la cantavano i nostri genitori, avremmo potuto cantare queste altre bellissime canzoni a Maria se non si fossero affacciate sulla nostra ribalta le pischellette procaci che non lo sapevano, ma restavano pur sempre sue sorelle minori.