Dialogo tra le culture, confronto sull’immigrazione, testimonianza per la pace, un modo diverso di trascorrere l’ultimo giorno dell’anno: la 33/a edizione della marcia della pace in programma il 31 dicembre ad Assisi propone anche un gesto simbolico di pace e speranza tra un sacerdote cristiano palestinese e un ebreo israeliano nella Basilica di San Francesco. L’iniziativa, che ha per tema “Dialogo tra le culture per una civiltà dell’amore e della pace”, è organizzata da Pax Christi, Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, diocesi di Assisi e famiglia francescana. “La marcia è intesa non solo come cammino fisico ma come disponibilità alla riflessione – ha spiegato don Tonio dell’Olio, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia – e collega i punti cari a Francesco e Chiara”. Si partirà in serata dalla Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli per toccare, attraverso la campagna, il santuario di San Damiano, e poi la Basilica di Santa Chiara e giungere alla Basilica Superiore di San Francesco dove si terrà una celebrazione religiosa officiata dal vescovo di Assisi, mons. Sergio Goretti. “Assisi rappresenta un punto di riferimento per la testimonianza di pace – ha detto il vescovo assisano nel corso della presentazione della manifestazione – nel 1986 ci fu la storica preghiera tra tutte le confessioni religiose, nel 1993 la preghiera per la ex Jugoslavia. E’ un ruolo importante per Assisi e gli assisani: è necessario un forte impegno in questo senso”. Ogni momento della marcia – il numero dei partecipanti non dovrebbe essere inferiore alle duemila persone – sarà contrassegnato da testimonianze. In particolare a Santa Maria degli Angeli, interverranno padre Gianmaria Polidoro, Rosemary Lynch, suora francescana statunitense, da anni impegnata in iniziative pacifiste, e esponenti della Repubblica democratica del Congo, paese da anni segnato dalla guerra. Ci sarà un passaggio a San Damiano con letture francescane sulla pace, poi a Santa Chiara interverranno, tra gli altri, le sorelle povere di Santa Chiara, e mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, responsabile della commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale umbra. Infine nella Basilica Superiore di San Francesco, Peter Madros, sacerdote cristiano palestinese di Betlemme, e Amos Mokedi, ebreo israeliano membro dell’associazione Peace now, porteranno il loro saluto. Presente anche Fatima Ibrahim, esule sudanese a Londra, perseguitata dal regime africano. Gli organizzatori della marcia hanno affermato che l’iniziativa è stata realizzata in stretto contatto con la Tavola della Pace, l’organismo che raccoglie le associazioni pacifiste che promuovono la marcia della pace, Perugia-Assisi. “C’è collaborazione – ha detto don Tonio dell’Olio – ma la marcia ha una connotazione diversa, una caratterizzazione più religiosa”. Mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea, membro della commissione episcopale italiana per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, ha posto l’accento sulla necessità di “un approfondimento culturale della nostra fede nel dialogo tra le culture” e sulla disponibilità della comunità ecclesiale all’accoglienza. Il vescovo di Assisi ha tenuto ad evidenziare che sul tema dell’immigrazione “non si è fatto ancora abbastanza parlando solo di criminalità o povertà”. Il padre custode della Basilica, Giulio Berrettoni, ha sottolineato che la marcia si inserisce nello spirito dell’anno giubilare che ha portato alla tomba del santo pellegrini da oltre 90 nazioni. La marcia avrà anche un fine di solidarietà per un progetto di Pax Christi a sostegno dell’educazione multiculturale in Sudan.
Marcia della pace la notte del 31 dicembre 2000 ad Assisi
Un modo diverso per iniziare l'anno nuovo con la preghiera e l'annuncio di pace
AUTORE:
Romano Carloni