É difficile essere allegri per la notizia appena fornita dalla Fao nel Rapporto annuale sulla fame nel mondo. Scusate. So già che, appena accennato al tema fame, anche i più affezionati lettori girano pagina e cercano qualcosa di più allegro. Parliamo di Miss Italia, dato che, tra l’altro, è una gloria della nostra terra. Con la vittoria della 19enne di Foligno, Francesca Testasecca, possiamo essere veramente e sinceramente contenti. Perché no? Ma dopo la divagazione per allentare la tensione di un pensiero troppo intenso, riprendiamo a dire che la fame nel mondo, o meglio, le persone che soffrono la fame e risultano denutrite, sono diminuite di numero. Il rapporto Sofi 2010, presentato il 14 settembre dal segretario generale della Fao Jacques Diouf, ha fornito il dato seguente: da un miliardo e 23 milioni di persone considerate denutrite l’anno scorso, si devono togliere, sempre secondo stime Fao, 98 milioni, il 9,6 per cento in meno, e pertanto risulterebbero 925 milioni. Se facciamo un minimo di attenzione, riusciamo a renderci conto che razza di cifra è questa. Viene voglia di dire che non è vero, che sono cifre buttate là a caso. Ci assale però subito lo scrupolo di essere timorosi e vigliacchi per non voler prendere sul serio una notizia che ci fa male e ci disturba. Ci fa male perché si tratta di persone che soffrono, popolazioni con una bassa media di durata della vita, bambini che muoiono; e ci fa male anche perché, pur volendo fare qualcosa, si prova un senso d’impotenza. In realtà vi sono moltissime persone, credenti e non credenti, soprattutto missionari cristiani, religiosi e laici, in tante parti del mondo che prendono iniziative e si impegnano in attività di assistenza, progetti di sviluppo. Anche qui da noi con molta buona volontà si sostengono iniziative di promozione umana da parte di gruppi di volontariato, diocesi, parrocchie, enti, gruppi sportivi e di spettacolo. In prima fila c’è il lavoro dei missionari, dei volontari, della Caritas, delle organizzazioni non governative e della Chiesa con tutte le sue articolazioni, che getta nel fiume (mare, oceano) delle varie povertà non si sa quante energie e risorse di ogni tipo. Per contrasto, proprio la Chiesa è accusata di essere complice della fame nel mondo, nel senso che, secondo alcuni – tra cui Giovanni Sartori – la fame sarebbe causata dal sovraffollamento del globo terrestre, che dovrebbe essere frenato, mentre la Chiesa proibisce la contraccezione, lotta contro l’aborto, continua a ripetere con la Bibbia il vecchio adagio: “Crescete e moltiplicatevi”. Ora, se scorriamo l’elenco delle nazioni con il maggior numero di affamati, troviamo 7 Paesi che da soli fanno i due terzi del totale: Bangladesh, Cina, Congo (R.d.), Etiopia, India, Indonesia, Pakistan. Si tratta di nazioni in cui l’influenza della Chiesa è nulla. Responsabilità pesano, certamente, ma per altre ragioni, sui Paesi sviluppati e cristiani, perché non ascoltano il grido di questi affamati. O meglio, il grido l’ascoltano le persone semplici di cui si diceva, che possono solo partecipare a qualche iniziativa. Ha ragione il filosofo Dario Antiseri: in Italia e nel mondo, non manca la truppa, mancano i generali. E senza generali non si vince nessuna battaglia, neppure quella contro la fame.
Mancano i generali
AUTORE:
di Elio Bromuri