venerdì, 7 Febbraio 2025
0,00 EUR

Nessun prodotto nel carrello.

HomeCHIESAMai la Parola senza lo Spirito

Mai la Parola senza lo Spirito

Al termine dell’anno pastorale, prima di andare in vacanza o, per meglio dire, prima di affrontare le attività estive, i preti dell’Umbria ogni anno fanno una giornata di spiritualità, che si svolge con la preghiera dell’ora media, una lunga meditazione, riflessioni condivise, uno spazio per confessioni individuali, una grande e solenne concelebrazione eucaristica e un momento di convivialità. Vi partecipano i Vescovi umbri (quest’anno c’erano tutti), quasi tutti i preti diocesani, alcuni religiosi incaricati di uffici pastorali, alcuni diaconi. L’ambiente non potrebbe essere migliore: la Casa del pellegrino e il santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza. Quest’anno l’incontro si è tenuto il 17 giugno, e ha coinciso con la conclusione dell’Anno sacerdotale. A tenere la meditazione è stato Enzo Bianchi, monaco non sacerdote, priore del monastero di Bose da lui stesso fondato, un uomo tra i più conosciuti del mondo religioso non solo italiano, e apprezzato anche dal mondo laico. Aperto al dialogo e al confronto con il mondo dei non credenti, Enzo Bianchi ha incentrato la spiritualità del suo monastero e della sua proposta ecclesiale sulla lectio divina, di cui è stato in Italia uno dei principali promotori, insieme al card. Martini. L’argomento trattato da Enzo Bianchi è stato “La Parola di Dio nella vita del presbitero”. Una lunga, brillante e incisiva esposizione, con molte citazioni bibliche e patristiche secondo lo stile monastico e secondo le indicazione del Concilio. Una precisazione utile per leggere con sapienza la Parola di Dio è quella di considerarla “contenuta” nella Bibbia, senza farne una totale identificazione. Ha sottolineato il temine “contenuta” per dire che non tutti i libri della Bibbia la contengono in modo uguale. È diversa la “condensazione” della Parola di Dio nei Vangeli rispetto ai libri della Bibbia ebraica. Sul libro del Levitico, ha detto a modo di esempio, sarà molto difficile fare una lectio divina. Non si dica che tutta la Bibbia è Parola di Dio, perché così si cade nel fondamentalismo. Il cristianesimo non è una religione del Libro, ma di una persona che è Gesù Cristo, il quale è la Parola che giudica e dà senso ad ogni altra parola, anche se contenuta nella Bibbia. Non è è certo da accolgiere come voluta da Dio la legge dello sterminio, che è in piena contraddizione con l’insegnamento di Gesù. Il presbitero si deve sentire “affidato alla Parola”, nella quale trova luce e sostegno, insieme allo Spirito che la rende intelligibile e viva. “Parola e Spirito vanno sempre insieme e non devono mai essere separati” – ha detto Bianchi. La Parola senza lo Spirito diviene lettera morta, lo Spirito senza la Parola porta al sentimentalismo e arbitrio. Il discorso, fluido e incisivo, ha arricchito l’assemblea dei presbteri che hanno poi fatto domande sulla vita concreta del prete. La spiritualità del prete secolare, ha detto Bianchi, non deve essere elemosinata qua e là da fonti devozionali e mistiche, ma desunta dal suo carisma e dal suo stesso ministero, da ciò che annuncia, che deve essere annunciato a se stesso, da ciò che celebra, con intima partecipazione e consapevolezza, dall’incontro con i fedeli e con i lontani, con i poveri e i malatti. Tutta questa ricca esperienza di vita va interiorizzata e resa strumento di edificazione e santificazione personale. In questa parte della comunicazione di Bianchi è scattato un applauso di approvazione, forse di liberazione dall’assillo, spesso suggerito o proposto al presbitero, di assumenre una spiritualità… come se ne fosse privo.

spot_img
ARTICOLI CORRELATI