Sui dati forniti dal dott. Badaoul riportati nell’intervista di Pucciarini vi è ampia discordanza con quanto abbiamo verificato da altre fonti (Migrantes, Caritas, Istat, Ministero degli interni), anche se la situazione attualmente è molto fluttuante, data l’applicazione in atto della nuova legge Bossi-Fini. Abbiamo attinto al “Dossier statistico immigrazione 2002” realizzato dalla Fondazione Migrantes (che verrà pubblicato il prossimo ottobre) i cui dati sono stati anticipati già nel luglio scorso. Il dossier della Fondazione Migrantes tiene conto dei dati del Ministero dell’Interno dai quali risulta che in Italia gli immigrati titolari di permesso di soggiorno sono risultati 1.363.000, inclusi anche 148.000 cittadini dell’Unione Europea: complessivamente si tratta di 25.000 persone in meno rispetto all’anno precedente. Nel corso del 2001 sono stati rilasciati 208.000 visti di ingresso, di questi solo 130.000 hanno riguardato soggiorni di lunga durata, in prevalenza per lavoro (50.000, inclusi quelli venuti sotto sponsorizzazione ed esclusi i lavoratori stagionali) e per ricongiungimento familiare (65.000): ad essi si aggiungono le persone venute per motivi religiosi, per studio e per residenza elettiva. Tra i soggiornanti si rileva una sempre maggiore stabilità della presenza e ciò si può dedurre non solo dalle elevate percentuali dei permessi per lavoro (59% e 801.000 persone) e per famiglia (29% e 394.000 persone) ma anche dal fatto che tra i soggiornanti per lavoro sia molto bassa (meno dell’8%) la percentuale di disoccupati. Le regioni settentrionali, con il 57% degli stranieri soggiornanti, sono sempre più il polo di attrazione di quanti vogliono inserirsi nel mercato del lavoro e l’Europa dell’Est si conferma l’area preminente di provenienza dei soggiornanti (con Albania, Romania e altri paesi balcanici in testa) pur restando quella marocchina la prima comunità con 158.000 unità. Guardando all’ultimo decennio, comunque, aumenti molto consistenti sono stati quelli di Cina, India, Bangladesh e Pakistan in Asia, Nigeria in Africa e Perù in America Latina. Sulla appartenenza religiosa degli immigrati la Migrantes ha presentato i dati di una ricerca sugli islamici in Italia, in occasione della riunione della Commissione mista Europa-Maghreb, promossa dall’episcopato francese e tenutasi a Parigi nell’aprile scorso. Secondo Migrantes nel nostro Paese ci sono 600.000 musulmani di cui 370.000 provenienti dall’Africa (il 50% dal Maghreb), 140.000 dall’Europa dell’Est, 90.000 dall’Asia. I musulmani sono quindi il 37% su 1.388.000 immigrati regolari registrati a fine 2000, ma bisogna tener conto dei “ritocchi” dovuti ai rinnovi dei permessi di soggiorno, che portano le presenze straniere a 1.700.000, più una somma stimata di clandestini sulle 200-300.000 unità. Riguardo alla presenza islamica, “sembra si debba escludere tra gli immigrati musulmani la tendenza fondamentalista – osserva Migrantes -, salvo qualche raro episodio manifestatosi all’inizio della guerra in Afghanistan”. L’aumento dei musulmani, soprattutto dal Maghreb, è dovuto in gran parte ai ricongiungimenti familiari, anche se, nell’ultimo decennio, rileva l’organismo ecclesiale, “sembra subire un rallentamento per il maggiore prevalere di flussi dall’Europa dell’Est”. L’Islam “plurale” degli immigrati italiani vede all’interno una maggioranza di sunniti, con un 10% di sciiti, mentre tra i senegalesi prevale l’appartenenza alle confraternite sufi, in particolare quella dei “murìdi”. Per l’84% dei musulmani la religione “non costituisce un ostacolo all’inserimento nella società”, anche se in Italia, “negli ultimi anni si è registrata una recrudescenza dell’atteggiamento di sospetto e di rifiuto verso gli immigrati, in particolare verso i musulmani”. Riguardo alla religiosità dei musulmani, “sembra che non ci siano tra di loro i veri e propri atei”. I matrimoni misti sono circa 13.000 l’anno, di cui un centinaio tra cattolici e musulmani, definiti dall’Istat con “notevole instabilità”.