Quanta ipocrisia dietro a tante scelte “maturate insieme” (insieme con tutti tranne che con loro), quanto bisogno di autoinganno dietro al conclamato “impegno a vantaggio dei poveri” (senza che si sia sentito il bisogno almeno di interpellarli in proposito), dietro certe cosiddette “politiche sociali”! Maldestre coperture ideologiche della decisione di tagliare fuori quelli che si presume non reggano il passo. Quanto ha inciso nella genesi della nostra cosiddetta “civiltà” il bisogno di difenderci dai poveri! Lui invece non si è difeso da nessuno. Amico lettore, queste righe ti giungono nel pieno delle Settimana Santa, quando l’immagine di Lui straziato e crocifisso impegna come ogni anno la mente e il cuore di noi, piccoli e stenti epigoni del suo messaggio, pulcini implumi sotto le sue dolci ali di aquila. Lui ha rinunciato a difendersi da chiunque, per mettersi al servizio di tutti. Al di là della portata spirituale e teologica di queste giornate, è la loro portata antropologica che ti affascina e ti conquista. Dallo strazio dell’Uno la ridefinizione della vita dei Molti. O, meglio, di tutti, che sono una moltitudine. L’uomo inerme, capolavoro del creato, prototipo dell’umanità nuova. Vincere è un’operazione di piccolo cabotaggio, e fondamentalmente insensata La vita come banchetto nel quale tutti possono e debbono trovare il proprio posto. E sorridersi l’un l’altro. La scelta del pane e del vino, tra le mille teoricamente possibili scelte atte a garantire la sua presenza in mezzo a noi. Mangiatene, tutti, Bevetene. Tutti. Il pane in tutte le culture è quel qualcosa che non si nega a nessuno come sostegno alla prima di tutte le necessità, quella di reggersi in piedi. Il vino in tutte le culture è quel qualcosa che non si nega a nessuno come antidoto al primo di tutti i pericoli, quello che il cuore si freddi e non alimenti più vita, speranza, fraternità. Buona Pasqua, fratello lettore.