Ma che “bravo” papà!

Coltello alla gola del genitore avversario

Ma che bravo papà! Mentre il figlio, un ragazzino, gioca a calcio, lui si prende a male parole con un altro genitore e poi gli punta un coltello alla gola. Bell’esempio, bel livello di civiltà. Bel modo di vivere in una società. Non importano le motivazioni, non importa se accaduto davanti a tutti e soprattutto ai ragazzini in campo: il gesto compiuto durante la gara del campionato Allievi sperimentali tra Pontevecchio e Sanfatucchio non ha giustificazioni. Né colori sociali. Che il calcio, praticato a tutti i livelli, non sia più un gioco ma solo un affare o una questione d’onore è ormai chiaro. La novità sta invece nella abbattimento dell’ultimo baluardo dell’educazione nella vita di tutti i giorni e quindi anche in ambito sportivo: la famiglia. Si dice che se i figli, giovani ultrà, vanno in curva a inneggiare al razzismo e poi fuori dai cancelli dello stadio si azzuffano con spranghe e coltelli sia colpa dei genitori più che del bombardamento massmediatico, dell’antagonismo insito nella natura umana. E’ vero. E adesso se ne ha la conferma. Non ci sarebbe da stupirsi se venissimo a sapere che il ragazzino figlio dell’eroe di Ponte San Giovanni arrivasse a dire: “Grazie papà per aver difeso me e il mio onore”. Né se il padre si dichiarasse pronto a ripetere la “bravata” in caso di necessità alla prossima partita. Un episodio non casuale (e pensare che stiamo parlando solo di una partita di pallone), ma solo punta di un iceberg con tutti gli organismi calcistici locali e le stesse società primi colpevoli. Stigmatizzare l’episodio adesso è facile. Ma sono anni per esempio che club, allenatori e giocatori vengono puniti con ammende e sanzioni ridicole, punizioni solo virtuali. Perché poche centinaia di mila lire di multa non sono nulla; e se una squalifica dura “tot” settimane non è detta che purifichi l’animo del cattivo di turno. Gli “eroi” non vengono mai allontanati, ma nemmeno “recuperati”. Il problema è diverso: ruota tutto sulle parole rispetto ed educazione. Che non si vendono al mercato o si elargiscono in televisione. Che fare allora? Il nuovo presidente della Figc regionale, Luigi Repace, punta sul dialogo e fa bene. Incontrerà atleti e club rivolgendo mille raccomandazioni. Ma forse è meglio che ognuno parli con se stesso. Se sa di avere una propria coscienza.

AUTORE: F.B.