di Daris Giancarlini
La foto che questa settimana accompagna questa rubrica l’hanno vista migliaia di persone, sui social media e sui giornali. Ritrae un uomo anziano che ogni giorno, da qualche tempo, si siede sul lungomare di Gaeta con accanto la foto della moglie, scomparsa da qualche tempo. E piange, quell’uomo dai capelli bianchi e dall’amore profondo per la compagna di una vita. In tanti hanno commentato questa immagine, giustamente parlando di simbolo di un legame eterno, che supera anche la dolorosa barriera della morte.
A me la riflessione che interessa è il motivo per cui un altro uomo (che si chiama Giorgio Moffa) sia stato talmente colpito da questo fatto da voler scattare una foto e pubblicarla su Facebook. Forse perché i buoni sentimenti sono passati di moda (tant’è che è stata coniata l’espressione spregiativa ‘buonismo’ per denigrarli), e la loro dimostrazione pubblica non trova più posto nella società del rancore. Ha capito, l’occasionale fotografo di questo momento tutto privato, che un’espressione così spontanea e genuina di un sentimento profondo è ormai diventata l’eccezione, rispetto alla regola dell’odio sociale e della violenza verbale che imperano soprattutto in Rete. Fosse veramente così, dovremmo cominciare tutti a preoccuparci seriamente per la direzione che la nostra società ha preso. E cambiarla.