La Chiesa tifernate torna ad approfondire il messaggio dell’enciclica Laudato si’. Dopo l’appuntamento di “Ospedale da campo” del 28 settembre, lunedì scorso è stato mons. Nazzareno Marconi, biblista e vescovo di Macerata, a guidare la riflessione. “L’enciclica – ha detto – è un testo denso e profondo che ci aiuta a capire come abitare il mondo da cristiani e vivere le relazioni fondamentali. Molto altro rispetto a un manifesto ecologista, come alcuni l’hanno interpretata, fornisce un giusto quadro del modo in cui rapportarsi con la realtà. L’uomo creato a immagine di Dio non può accollarsi il diritto di supremazia, anzi deve farsi carico del resto del creato che dal canto suo ha un valore, una ‘vocazione’ che merita rispetto. Tutto, in questo equilibrio, è carezza di Dio”.
La frase della Genesi in cui Dio affida all’uomo il compito di “dominare e soggiogare la terra” – aggiunge Marconi – “va letta in chiave diversa. L’uomo, pur fatto di una qualità diversa rispetto al mondo, non è autorizzato allo sfruttamento senza regole. Questo messaggio, presente anche in altri testi dell’Antico e Nuovo Testamento che invitano ad un atteggiamento rispettoso del creato, è il senso della prima parte dell’enciclica. La terra appartiene a Dio, e l’uomo, che l’ha ricevuta in dono, ha il compito di amministrarla responsabilmente. Non è chiamato al potere assoluto, a impadronirsi di tutto senza accogliere il creato come opera divina con una sua sapienza”. Anche considerare l’uomo identico agli animali è “un naturalismo che non porta da nessuna parte – continua il relatore. – L’uomo è amato da Dio in modo speciale ed è chiamato a una centralità costruttiva che non domina ma si prende cura.
Come essere spirituale, l’uomo è al di sopra del creato in maniera responsabile, ma come creatura è collocato al di sotto di Dio, quindi è signore e servitore al tempo stesso. Questo è l’equilibrio che ci indica la Laudato si’, che nella seconda parte confronta tre culture. Quella dell’accumulo e della speculazione è ricerca spasmodica di dominio che porta alla distruzione. La cultura dello spreco e del divertimento è basata sulla deresponsabilizzazione del comportamento umano. L’alternativa che indica il Papa è la cultura del custodire, dell’avere a cuore il creato. Attraverso le parole dell’enciclica ci offre la logica per capire l’uomo nella sua differenza con il creato, che è sì creazione ma non è immagine di Dio. Nella cultura del custodire, Dio, l’uomo e il creato sono nel giusto equilibrio, che rispecchia la vocazione cristiana, ma che è anche vocazione che riguarda tutti gli uomini di buona volontà”.