Nel 2017 aveva cominciato il suo “viaggio” verso il servizio episcopale in una delle Chiese umbre facendosi pellegrino sulla Via di Francesco, da Assisi a Gubbio. Il vescovo Luciano Paolucci Bedini non ha mai fatto mistero della sua grande passione per il cammino. Ogni volta che può – forse troppo poco, visti gli impegni che il ministero pastorale impone – indossa un abbigliamento più sportivo, scarponi ai piedi, zaino in spalla e imbocca uno dei sentieri che percorrono la nostra meravigliosa terra umbra. Specie quelli che ci raccontano la vita, la storia e l’esperienza mistica di quel Francesco di Assisi che ha lasciato anche a Gubbio una solida e ancora attuale testimonianza di fede.
Il cammino a piedi – con passi lenti, misurati e “pesati” – permette di conoscere sul serio e in profondità un territorio, le persone che lo abitano, i luoghi e le anime. Ma peregrinare sulle proprie gambe regala al viandante molto, molto di più. Permette di conoscere meglio se stessi, guardarsi dentro e ascoltarsi, come – allo stesso tempo – ci aiuta a conoscere meglio i compagni di viaggio, a condividere il poco o tanto che ci si porta dietro, a raccontarsi l’un l’altro, ad aiutarsi e aspettarsi, se necessario. Può sembrare una divagazione fuori tema, la riflessione sul cammino collegata alla nomina del nuovo vescovo di una delle diocesi umbre. Tanto più che – come già accaduto per Assisi e Foligno quasi un anno fa – la questione anche stavolta è delicata e tocca i “campanili”. Serve ricordare, come abbiamo fatto più volte su queste pagine, che l’unione di due Chiese diocesane “nella persona del vescovo” non significa accorpare l’una all’altra, né tantomeno annettere, creando figli e figliocci.
Non c’è nessuna sudditanza, nessuna sottomissione, nessun cedere alle mire espansionistiche di qualcun altro. Significa – al contrario – scoprire la bellezza del condividere la propria storia e le proprie ricchezze, allargare lo sguardo su un orizzonte più vasto, scoprirsi – se si cammina con la giusta andatura – Chiesa davvero sinodale. Nella testa del vescovo Luciano frulla già l’idea di arrivare a Città di Castello camminando a piedi sulla Via di Francesco, per incontrare, condividere, conoscere. Perché quando si abbracciano più persone, l’amore non si divide mai ma si moltiplica sempre.