Nel panorama della pressoché generale affermazione degli amministratori di centrosinistra, più sinistra che centro, l’Umbria primeggia confermando la sua ormai ultra decennale tradizione. In altre occasioni ci si è domandati qual è la ragione di così forte radicamento delle formazioni di sinistra in questa regione. Le risposte date da diversi punti di vista sono molteplici. Si tratta di un premio dato ad una sperimentata buona amministrazione oppure al clientelismo esercitato senza scrupoli, oppure ad un equilibrato dosaggio dell’una e dell’altro, oppure ancora, ad una scelta ideologica. È indubbio che vi sia la conferma di amministratori che hanno avviato grandi opere e che abbiano la possibilità di portarle a compimento ed è anche fuori dubbio che vi siano conferme di buoni amministratori. Le risposte quindi dovrebbero essere specificate per ogni singolo caso. Si può tuttavia riconoscere che il criterio della buona amministrazione non vale sempre e non per tutti. Non vale per coloro che sono al primo mandato e non sono stati sperimentati. Un esempio, se è lecito, è quello di Bologna dove Cofferati non ha dimostrato nulla nel settore amministrativo, essendo stato un famoso sindacalista, segretario generale della Cgil, in cui ha portato un criterio marcatamente politico. Non è neppure bolognese e non si sa come conosca le situazioni e la “cultura” della città. Si può dire a suo vantaggio che egli abbia una forte sensibilità verso le classi più deboli. Un caso, come appare, di scelta ideologica che ha il sapore di una dimostrazione di forza e di rivincita della sinistra colpita dall’elezione di Guazzaloca. Un esempio tratto da fuori regione per dimostrare la difficoltà e complessità presenti anche nel voto amministrativo e che induce a riflettere in generale su come funziona anche la politica a tutti i livelli. Tornando all’Umbria, la vittoria del centrosinistra da molti è spiegata con una carenza di alternative valide e credibili, in quanto le formazioni politiche alternative non riescono a esprimere candidati riconoscibili e quando ci fossero, questi non hanno supporti convinti, ma lasciati piuttosto soli a conquistarsi un loro spazio. Nel centro destra, infatti, si grida molto, ma si costruisce poco sul piano della organizzazione del consenso. Qualcuno ha avanzato anche l’opinione che la Chiesa dia una mano alla sinistra, facendo confusione tra rapporti istituzionali e di lealtà verso le autorità legittime e di collaborazione su progetti di comune interesse culturale e sociale, e l’ appoggio ideologico o partitico che è tutt’altra cosa. Tra Chiesa e istituzioni locali non sono mancate occasione di dissenso manifestato apertamente su scelte di politica familiare, ad esempio, che stanno a marcare la chiara distinzione tra rapporti con gli enti pubblici e appoggio a partiti. A quanto ci risulta nessun vescovo o prete ha indicato liste o candidati da votare. Altra cosa è la questione cattolica, che è acuta in Europa, Italia e Umbria. In questa regione si ha l’impressione di una società bloccata, dove non c’è grande fermento di innovazione, voglia di cambiamento e dove non emergono energie vitali e creative. Auguriamo agli umbri di poter vedere gli amministratori provinciali e comunali, legittimamente eletti dai cittadini, impegnati a risolvere i problemi delle comunità che li hanno eletti. A loro l’onore e l’onere, la giusta soddisfazione dell’interesse personale e la ricerca dell’interesse generale.
L’Umbria si conferma
AUTORE:
Elio Bromuri