Frane, allagamenti, alberi abbattuti dalle raffiche di vento nell’intero territorio regionale: il maltempo ha colpito pesantemente l’Umbria ma la situazione sta migliorando, secondo il Dipartimento della protezione civile regionale. Molte sono state le frane attivate. Sono tre le piene fluviali costantemente monitorate: il Tevere, con problemi intorno a Ponte Rio di Todi, il Chiascio, con rilasci controllati dalla diga di Casanuova, dopo che con il suo invaso è stata scongiurata la concomitanza dei picchi di piena tra Chiascio e Tevere; il Nera, dove la situazione al momento è sotto controllo. Alcune frane hanno reso difficoltosi gli accessi ad alcune frazioni, in particolare nei comuni di Costacciaro, Gubbio e Pietralunga.
Nel comune di Scheggia, oltre a strade interrotte o interessate da frane, sono state evacuate una ventina le persone nella frazione Isola Fossara per esondazione del fiume Sentino; nei comuni di Sigillo, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, si sono verificati numerosi smottamenti che hanno interessato strade comunali e provinciali e richiesto l’evacuazione, in via precauzionale, di alcuni nuclei familiari.
Alcune frane si sono verificate anche nel comune di Sellano e i tecnici stanno valutando le varie situazioni. Nel comune di Foligno, è stata chiusa la strada comunale per Vescia causa del cedimento di un pilone del ponte sul fiume Topino. Nel comune di Gubbio, previsti interventi per prelevare alcuni anziani bisognosi di cure. Sono circa 200 i volontari di protezione civile operativi sul territorio in particolare lungo le principali aste fluviali per il monitoraggio dei livelli idrici e la predisposizione dei sacchetti di sabbia.
“La nostra priorità è mettere al sicuro le persone e garantire la loro incolumità. Come protezione civile regionale siamo quindi impegnati anche nella messa in sicurezza dei diversi movimenti franosi e nel cercare di ripristinare la viabilità”. È quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che si è recata nelle zone dell’Appennino umbro interessate dall’ondata di maltempo.
La presidente ha visitato i comuni di Costacciaro, Scheggia-Pascelupo e Gualdo Tadino dove ha presenziato i lavori della riunione del Coc (Comitato operativo comunale), insieme al sindaco della cittadina, Roberto Morroni. Con i sindaci di Costacciaro e Scheggia Pascelupo, Rosella Bellucci e Giovanni Nardi, la presidente Marini ha svolto sopralluoghi e visitato le località maggiormente interessate dai danni causati dal maltempo. “Ho voluto rendermi conto personalmente della gravità dei danni causati dalle insistenti piogge. Come Regione – ha detto la Presidente – siamo impegnati, attraverso la nostra Protezione civile, sin dalle prime ore, per assicurare il massimo sostegno agli amministratori comunali e ai cittadini per far fronte a questa difficile situazione” esprimendo “apprezzamento a tutto il personale regionale della protezione civile, ai sindaci ed agli amministratori locali, alle forze dell’ordine, vigili del fuoco, carabinieri, polizia, polizie municipali, guardia di finanza e corpo forestale dello Stato, e soprattutto le centinaia di volontari che sono ancora in queste ore impegnati nei tantissimi interventi che questa emergenza sta richiedendo. Abbiamo da subito anche attivato la nostra agenzia regionale di forestazione per collaborare negli interventi di messa in sicurezza del territorio”.
I cambiamenti climatici hanno concorso al ripetersi di queste calamità naturali così violente ma bisogna ricordare sempre l’importanza della prevenzione e della manutenzione che potrebbero scongiurare, in molti casi, conseguenze più gravi. E molto costose. Basti pensare che solo un anno fa ci fu l’alluvione che devastò il territorio nell’orvietano. Ad un anno di distanza, ad Orvieto, ci sono state iniziative di protesta. L’associazione Val di Paglia Bene comune e alcuni cittadini hanno affisso sul ponte dell’Adunata alcuni striscioni, insieme a delle “code di paglia”, realizzate in spago e ramoscelli. L’iniziativa – è stato spiegato – era diretta contro quanti, in particolare le istituzioni locali, “avendo ruolo e autorità, non hanno saputo interpretare le fragilità di un territorio emerse in maniera catastrofica”.
Un caso tra tanti
Il caso di Nicola Dominici, a Cannaiola di Trevi, è emblematico. Ha un’azienda agricola di 26 ettari di terreno e un allevamento di 250 pecore. Il torrente Fiumicella ha inondato i terreni, di nuovo, con la creazione di un grande lago intorno alla sua casa. Avrebbe voglia di abbandonare tutto anche perché il suo lavoro viene costantemente messo in discussione, da un paio d’anni, dalle piogge abbondanti. Prima non era così. I danni sono stati ingenti, anche questa volta, e lui aspetta ancora il rimborso (22mila euro) dalla Regione per i danni subìti nel 2012 (per tre volte ha avuto i campi allagati). Il desiderio di chiudere l’azienda, per andarsene, resta forte. E sarebbe una sconfitta più grave degli stessi allagamenti.