Ludopatia: la legge c’è, ma inapplicata

Votata un anno fa a larga maggioranza, e dimenticata

slot-machine-video-pokerDal Lotto al Grattaevinci, dal Bigmatch all’Eurojackpot: ci sono 13 giochi, tutti legali (l’elenco è consultabile sul sito della Agenzia delle dogane e dei monopoli) nei quali gli umbri spendono più di un miliardo di euro all’anno, quasi 3 milioni di euro al giorno. Lo stesso sito internet fornisce anche l’elenco dei locali e delle sale gioco più vicine (basta indicare il codice postale del luogo dove si abita). C’è poi tutto il mondo del gioco d’azzardo, dei videogiochi e delle scommesse clandestine.

Un fiume di soldi che ogni giorno escono dalle tasche di persone anche in difficoltà economica, allettate dalla speranza di fare il colpo grosso. In genere però non arriva, con la conseguenza di tentare di nuovo, fino, in tanti casi, a rovinarsi economicamente e a diventare malati di quella che si chiama “dipendenza da gioco d’azzardo patologico” o ludopatia.

Un anno fa la legge regionale

Problemi seri, sia quelli economici – famiglie rovinate, persone che diventano vittime di usurai o usate dalla criminalità organizzata per riciclare soldi ‘sporchi’ – sia quelli di salute. In Italia i malati di gioco d’azzardo patologico sarebbero circa un milione. Bene, circa un anno fa, il 14 novembre 2014, il Consiglio regionale dell’Umbria aveva approvato a grande maggioranza (20 voti a favore, uno contrario e 4 astenuti) la legge sulle “norme per la prevenzione, il contrasto e la riduzione del rischio della dipendenza da gioco d’azzardo patologico”.

Una legge che aveva ottenuto un ampio consenso bipartisan e che però, dopo tante acclamazioni, è rimasta nei cassetti degli uffici della Regione: gli adempimenti e le relative scadenze non sono state rispettate, nell’indifferenza e nel silenzio di quei consiglieri e quei partiti che l’avevano sostenuta e approvata nella scorsa legislatura. Silenzio che è continuato anche nel nuovo Consiglio, con rare eccezioni come ad esempio l’interrogazione urgente nel settembre scorso del capogruppo di Fratelli d’Italia, Marco Squarta, che però attende ancora una risposta.

Adesso a smuovere le acque è intervenuta, anche con iniziative pubbliche, l’associazione “Libera contro le mafie” che si era battuta per l’ approvazione di questa legge, partecipando attivamente alla sua elaborazione.

Dopo un anno un niente di fatto

“Quel 14 novembre – ricorda Walter Cardinali, referente del Coordinamento regionale della associazione – noi di Libera eravamo in aula ad appluadire l’approvazione dell’importante provvedimento, che certo non può risolvere il grave problema, ma che comunque è un valido strumento per cercare di ridurre i danni. Purtroppo è successo ciò che troppo spesso accade nella politica italiana: si varano provvedimenti sull’onda delle emozioni e delle richieste dell’opinione pubblica ma poi, quando ci sono interessi economici in ballo, quelli che vogliono che tutto resti come prima spesso ci riescono”.

Come avvenuto in Umbria, dove ci sono grossi interessi economici legati a quel mondo: circa 1.500 tra bar, sale gioco e esercizi commerciali che ospitano le “macchinette mangiasoldi”, dove si possono fare scommesse legali su sport di tutti i tipi, compresa la corsa dei cani, e dove si vendono tagliandi di svariate lotterie. Giochi che per i gestori di negozi e bar spesso sono la fonte principale di guadagno.

In Italia l’industria legale del gioco, con una “macchinetta mangiasoldi” ogni 150 abitanti (la più alta densità in Europa), è una potenza economica con un fatturato annuo di oltre 80 miliardi. Lo Stato biscazziere solo nell’ultimo anno ha incassato più di 8 miliardi dalle scommesse legali di chi si gioca pensione e stipendio.

“Con il passare dei mesi – ricorda Cardinali – la nostra soddisfazione per l’approvazione della legge si è andata lentamente affievolendo, dato che non abbiamo visto concretizzarsi in azioni reali quanto di buono previsto dalla normativa. Sulla ragioni di questo grave ritardo, come Libera, abbiamo chiesto lumi agli uffici competenti della Regione”.

In un primo momento era stato detto che lo Stato aveva impugnato e quindi bloccato il provvedimento. Invece questo non è avvenuto. “Ci è stato spiegato – prosegue Cardinali – che le ragioni del ritardo sono da ricercare nella complessità della normativa e nel fatto che essa richiede un ampio coordinamento tra diversi uffici dell’ente. Per questo motivo è stato costituito un gruppo di lavoro interdipartimentale che ha stilato un piano operativo per l’applicazione concreta delle prescrizioni di legge. Pur comprendendo tutte le difficoltà esistenti, riteniamo che il tempo sia davvero scaduto, e chiediamo con forza che la legge divenga operativa entro la fine dell’anno, anche alla luce delle recenti nuove indagini della magistratura sulle pesanti infiltrazioni delle mafie nel settore dell’azzardo che hanno toccato anche la nostra regione”.

Se c’è voluto un anno per costituire negli uffici della Regione “un gruppo di lavoro interdipartimentale” che dovrà varare “un piano operativo”, quanto si dovrà ancora aspettare perché questa legge – applaudita da tutti e poi da tutti dimenticata – trovi una concreta applicazione?

 

Cosa prevede la legge

La legge regionale – approvata circa un anno fa e mai attuata – si propone di promuovere “l’accesso consapevole e misurato al gioco” per prevenire la “dipendenza dal gioco d’azzardo patologico” con il coinvolgimento di Comuni, Aziende sanitarie, volontariato e mondo della scuola. Prevede l’istituzione di un numero verde regionale per segnalazioni e richieste di aiuto, da indicare in ogni sala e apparecchio per il gioco. Questi locali devono essere lontani almeno mezzo chilometro da scuole e altri luoghi di ritrovo dei giovani. È vietata qualsiasi pubblicità sull’apertura di nuove sale gioco. Viene istituito un marchio regionale “no slot” per quei esercizi commerciali che rinunceranno alle slot machine con uno sconto fiscale per i gestori: la riduzione dell’aliquota Irap dello 0,92%. Sono previsti corsi di formazione sulle problematiche relative al gioco per operatori socio-sanitari e per i gestori delle sale gioco. Per il 2014 era autorizzata una spesa di 120.000 euro. Soldi che quest’anno sono stati “risparmiati” dalla Regione, ma non sono certo questi i tagli alla spesa pubblica che servono agli umbri.

 

AUTORE: Enzo Ferrini