“Pregare il rosario con santa Bernadette”: questo il tema ispiratore 2012 dei pellegrinaggi dell’Unitalsi diretti a Lourdes. Per il prossimo settembre risulta programmato il pellegrinaggio nazionale, mentre dal 2 all’8 giugno scorso si è svolto quello regionale dell’Umbria cui ha aderito anche la nostra diocesi, pastoralmente animato dal vescovo mons. Sorrentino e dal vicario don Maurizio Saba, assistente della sottosezione Unitalsi di Assisi. La “dama di carità” Gioconda Bigini ha provveduto al reperimento del personale da impegnare durante le celebrazioni liturgiche presso il santuario. Nel segno della Parola, il vescovo Sorrentino si è espressamente ancorato ad una preghiera meditativa e contemplativa verso Maria madre di Gesù.
Quante volte si è recato a Lourdes?
“Quattro o cinque volte, per lo più con l’Unitalsi. Dieci anni fa accompagnai un pellegrinaggio da Pompei, dove ero vescovo”.
Forse una esperienza ripetitiva…
“Direi proprio di no. I luoghi sono quelli. Lo schema grosso modo si ripete. Ma il clima che si respira è ogni volta rigenerante. Aiutano anche i segni, soprattutto l’acqua. La presenza di Maria si avverte, e porta a Gesù”.
In che modo la condivisione con i sofferenti ha scosso la sua fede?
“Stare con malati di ogni tipo è una grande scuola. Ti fa misurare il senso della vita, obbligando a verificare i sentimenti. Ti chiama alla solidarietà. Ti allena a servire Gesù nei più deboli. Ti fa anche apprezzare quello che hai. Quando stiamo bene, nulla ci basta; a Lourdes ti senti invece spinto a ringraziare”.
Talvolta la sofferenza si ripercuote negativamente sulla fiducia e sulla speranza …
“Certo. Quando non ne puoi più, e ti senti solo, scende il buio nell’anima. Ma a Lourdes si apprende il segreto per aprire il buio a un raggio di luce. Tanti malati, sotto lo sguardo della Madre, ricevono conforto e quasi riprendono vigore. Alcuni esprimono perfino gioia. La croce è inevitabile, ma diventa fonte di salvezza per chi la porta con Cristo”.
Come si è attivata la diocesi?
“Si sono attivati soprattutto i gruppi Unitalsi. Ed è stata una partecipazione consistente, da varie parrocchie della diocesi. In particolare ha impressionato la presenza dei ragazzi del nostro Istituto Serafico, nato dal cuore del beato Ludovico da Casoria”.
Quale la reazione di questi ragazzi a contatto con il vescovo?
“Bisognava vedere la loro gioia per rendersene conto. Nei limiti dei loro movimenti, si esprimevano in modo da toccare il cuore. Il loro gruppo si è distinto e molti pellegrini, da varie diocesi, si sono ripromessi di andarli a trovare. I ragazzi hanno dato una bella idea del nostro Istituto, che auspico sia sempre più sostenuto”.