L’“Ostello di don Elio”, una storia di accoglienza e solidarietà che continua

Nato nel 1974 grazie all’iniziativa di don Elio Bromuri, l’ostello di via Bontempi a Perugia è stato per anni un punto di riferimento per chiunque avesse bisogno di un rifugio, senza fare distinzioni tra chi poteva permettersi di pagare e chi invece no. Gestito dalla Cooperativa Unitatis Redintegratio, l’ostello ha accolto nel tempo una varietà di persone, tra cui pellegrini, turisti, studenti e soprattutto molti bisognosi, italiani e stranieri. E così per l’ultimo incontro di Voci dal mondo il team ha scelto proprio questo luogo simbolo dell’accoglienza a Perugia.

L’opera di accoglienza dei giovani di don Elio Bromuri

Bromuri aveva intuito l’importanza di creare un luogo di accoglienza per i giovani già a partire dal 1958, quando divenne cappellano della Chiesa dell’Università, assistente della Federazione universitari cattolici italiani (Fuci) e docente all’Università per Stranieri. Questo incarico lo mise in contatto con numerosi giovani provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Iniziarono così anche incontri di dialogo ecumenico coinvolgendo italiani e stranieri. Non erano solo cristiani, ma anche musulmani, animisti e induisti.

La nascita dell’ostello grazie a don Elio Bromuri

Quando molti studenti si trovarono in difficoltà economiche a causa delle guerre che stavano sconvolgendo i loro paesi, nacque l’idea dell’ostello in cui poter dare un letto a chi non lo aveva. Nel 1974, l’Ostello aprì le porte in un edificio di proprietà dell’Opera Pia Marianna Paoletti, offrendo una soluzione a chi si trovava senza un tetto. Non era raro che Caritas, servizi sociali del Comune e persino la Questura si rivolgessero all’“Ostello di don Elio” per trovare un riparo per chi ne aveva bisogno. L’Ostello ha svolto questa preziosa attività fino al 2020, quando è stato costretto a chiudere a causa della pandemia di Covid-19. Ma la storia dell’accoglienza non si è fermata.

Il servizio di accoglienza richiedenti protezione internazionale

Oggi la struttura continua a ospitare persone nell’ambito del “Progetto accoglienza richiedenti protezione internazionale” della diocesi di Perugia-Città della Pieve. Il Centro è diventato un punto cardine del progetto, offrendo non solo alloggio, ma anche formazione. Infatti proprio in questa struttura si tengono le lezioni di lingua italiana (L2) per i richiedenti asilo, fornendo loro gli strumenti necessari per integrarsi meglio nel tessuto sociale e culturale italiano.

Residenza per studenti universitari

Dal 2021, una parte del Centro è tornata a essere utilizzata come residenza per studenti universitari. Circa 25 giovani, sia italiani sia stranieri, che hanno partecipato al bando dell’Adisu (Agenzia per il diritto allo studio universitario), vivono qui dopo essere risultati vincitori di borse di studio. Questo ritorno alla vocazione originaria dell’Ostello, quella di offrire accoglienza e supporto ai giovani, mantiene vivo lo spirito di solidarietà che ha animato Bromuri fin dalla fondazione della struttura.

L’ostello di don Elio Bromuri è ancora luogo di inclusione

L’Ostello di Perugia rimane un esempio di come un’idea nata dall’incontro tra culture e religioni diverse possa trasformarsi in un luogo di vera inclusione. Un centro che ha saputo adattarsi alle mutevoli esigenze della società, continuando a svolgere un ruolo cruciale nel fornire supporto a chi si trova in difficoltà, che siano studenti in cerca di un’opportunità o persone in fuga da situazioni di conflitto e povertà.

Oggi più che mai, l’esperienza di questa struttura ci mostra quanto sia cruciale mantenere viva la tradizione dell’accoglienza e del dialogo, offrendo non solo un tetto, ma anche una prospettiva di speranza per chi cerca un nuovo inizio.

Fatima Garouan

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