Nelle comunità benedettine l’11 luglio si è ricordato san Benedetto con liturgie e iniziative culturali.
Una sintesi di questi due aspetti si è realizzato nel monastero delle Benedettine di Santa Caterina di Perugia.
Si è iniziato la sera della vigilia – con molta partecipazione di laici e religiose – con una relazione a due voci di don Elio Bromuri, cappellano festivo “storico” di quella comunità, e del medievista Franco Mezzanotte.
Don Elio ha definito lo “stile” benedettino come “lo stile di un cristianesimo amico, non ostile. Anche Cristo è ospite della tua casa: condividi con lui la vita quotidiana, il pasto, le ore”.
E non è una passeggiata. “Noi – ha ricordato – abbiamo a Perugia in via Bontempi un Centro di accoglienza: chi accogli? Come? Non so se rivelo un segreto, ma per due giorni, molti anni fa, ospitammo… senza saperlo, ovviamente!… Alì Agca, sotto falso nome. L’attentatore di Giovanni Paolo II. Tu non sai chi ricevi in casa, ma noi accogliamo tutti. Questa idea di accoglienza è tanto cara a Papa Francesco, che si batte contro la teoria dello scarto. In base a quest’ultima, affinché una società funzioni, un terzo deve restare fuori, è come la zavorra. La teoria cristiana invece è l’inclusione di tutti. È un grande compito, ma anche una grande vocazione, una grande prospettiva”.
Sia lui che il prof. Mezzanotte hanno illustrato il cap. 53 della Regola benedettina dedicato all’accoglienza. Un capitolo che costituisce una vera e propria rivoluzione nel considerare l’altro non come un estraneo o un forestiero, ma come un ospite. Per evitare equivoci e inganni, però, la Regola prevede che il primo incontro inizi con la lettura di un brano della Scrittura e la preghiera, e poi si dia all’ospite ogni umano conforto.
È stata quindi celebrata la liturgia eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare Paolo Giulietti, che ha commentato il Vangelo (Mt 6, 7-13) in cui Pietro chiede a Gesù: “Noi che abbiamo lasciato tutto, che cosa avremo in cambio?”. Una domanda presente nella Bibbia e che noi oggi – ha sottolineato mons. Giulietti, – traduciamo con: “A noi conviene seguire Gesù?”. Chi descrive il cristiano come un uomo che “perde” qualcosa della sua umanità, come una persona triste e limitata, risponderà con un “no”, ma i cristiani testimoniano che seguire Gesù “conviene” perché Cristo nulla toglie all’uomo, anzi la sua stessa umanità ne risulta valorizzata.
Al termine è seguito un breve concerto d’organo eseguito dalla giovane suor Maria Benedetta, che di recente ha indossato l’abito monastico. Una esecuzione, sul grande organo del monastero, di brani contemporanei rifatti in stile classico.