Concedi al tuo servo un cuore docile”: questo è il motto scelto da mons. Nazzareno Marconi. Lo stesso passo – tratto da 1Re 3,9 – è stato anche parte del canto d’inizio, scritto da mons. Marco Frisina proprio per la celebrazione in cui è stato consacrato vescovo don Nazzareno, suo compagno di seminario. La messa di domenica 13 luglio è così apparsa unica e speciale fin dalle note d’introduzione.
Già molto prima delle ore 18 – quando il card. Gualtiero Bassetti ha formalmente dato inizio alla celebrazione – un gran numero di fedeli, tifernati e maceratesi, ha “invaso” il duomo superiore e inferiore tifernate. Per i tanti che non hanno potuto accedere direttamente alla cattedrale, erano stati installati due maxischermi nella cripta. E a fine messa, mons. Marconi non si dimenticherà di questi ultimi: nel salutare e benedire i tantissimi fedeli è voluto scendere personalmente anche nella parte inferiore della basilica.
Sulla rarità ed eccezionalità della messa ha poi posto l’accento mons. Domenico Cancian, che ha ricordato l’ultima ordinazione episcopale avvenuta nel duomo di Città di Castello 60 anni fa, con la elezione di Pietro Fiordelli, e ha affermato: “Il Signore ha benedetto la nostra Chiesa con il dono di numerosi vescovi. Ben cinque negli ultimi 100 anni: mons. Agostino Mancinelli, mons. Pietro Fiordelli, mons. Sergio Goretti, mons. Ivo Baldi e ora mons. Nazzareno Marconi”.
“Per te, don Nazzareno – ha aggiunto – chiediamo quello che tu stesso in modo ispirato hai preso come motto: il Signore ti conceda un cuore docile, capace di ascoltare sia il Buon Pastore, Gesù, sia il popolo che lui ti affida. Un cuore capace di discernere, un cuore saggio. Gesù ha voluto una Chiesa aperta alla missione, come ci ricorda spesso Papa Francesco. Ti accompagnino la Madonna, che è rappresentata anche nella Madonna di Donatello nella tua Citerna”.
Un legame, quello tra il vescovo Marconi e Maria, che si è manifestato nella veglia di preghiera in preparazione all’ordinazione, svoltasi nel santuario di Canoscio. Mons. Cancian, in conclusione, ha poi invitato mons. Marconi a presiedere la celebrazione per i santi Patroni tifernati il prossimo 13 novembre.
La messa di domenica scorsa, oltre che dal Pastore tifernate, è stata concelebrata anche dal predecessore di don Marconi alla guida di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia: mons. Claudio Giuliodori, con una trentina di vescovi delle Conferenze episcopali umbra e marchigiana, oltre all’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori.
“La tua Chiesa madre di Città di Castello ti è grata per i molteplici servizi resi in vari settori della pastorale e per l’impegno profuso nelle parrocchie che hai servito. Così pure le Chiese umbre ti sono riconoscenti per gli anni trascorsi al Seminario regionale di Assisi con la responsabilità di rettore” ha invece affermato nel corso dell’omelia il card. Gualtiero Bassetti, che ha presieduto la liturgia.
“L’ordinazione episcopale, che tra poco riceverai – ha continuato il porporato, prendendo spunto anche dalle letture ascoltate – ti renderà sposo, padre e pastore di un popolo numeroso che, sparso sulle verdi colline marchigiane, attende da te il nutrimento necessario per vivere secondo lo Spirito. Questo nutrimento è la Parola di Dio e il Pane eucaristico”.
“Cari fratelli e care sorelle – ha continuato Bassetti -, è la paura che ci rende incapaci di accogliere la Parola di Dio: la paura ci fa sembrare impossibili le cose belle e buone, anche se sono proprio quelle di cui abbiamo bisogno. La paura ci fa sembrare incredibile la vittoria della Vita sulla morte e ci rende schiavi. Il Vangelo ci chiama ad andare contro le logiche consolidate del mondo, contrarie allo spirito evangelico in quanto escludono, creano sofferenza, scartano, uccidono. Caro don Nazzareno, con l’ordinazione episcopale oggi ti assumi un surplus di responsabilità e di grazia nell’aiutarci tutti a non avere paura. Nel lasciare la tua amata terra umbra, non dimenticare di portare con te quello spirito francescano, fatto di umiltà e semplicità, con il quale hai sempre operato”.
Alla fine della solenne celebrazione, alla quale hanno partecipato i vari rappresentanti delle amministrazioni locali e regionali, il vescovo Nazzareno Marconi ha voluto ringraziare tutti i fedeli presenti in cattedrale e quanti hanno collaborato per la realizzazione della giornata di festa e della messa. “Prometto a quelli di Macerata – ha esordito il neo-consacrato con il consueto humour – che i pontificali non saranno così lunghi, ma spero che siano così devoti, e spero anche che siano come questo: questa giornata è il risultato dell’impegno volontario, gratuito, dedicato, di tantissime persone. Questa è la Chiesa! La forza della Chiesa – ha aggiunto – è questa capacità, per amore di Dio e dei fratelli, di fare tante cose, di farle grandi e di farle bene”.
Prendendo poi spunto da un’immagine restaurata, presente nello stesso duomo di Città di Castello, il Vescovo di Macerata ha proseguito: “Il Signore mi ha fatto un bel regalo nella vita, soprattutto nella mia vita di parroco: mi ha fatto vedere tante volte il miracolo del restauro, sia di questa immagine, sia della Madonna di Donatello, che chiamavano ‘la Madonna brutta’ e poi è stata attribuita a Donatello. Ma anche il restauro, bellissimo, con i miei seminaristi, del nostro Seminario regionale. Il restauro insegna una cosa: sotto quello che sembra brutto e che sembra valere poco, c’è qualcosa di prezioso. La Chiesa – ha detto ancora mons. Marconi – deve essere restaurata, ma da sempre, dal giorno dopo la Pentecoste. Avanti! Dobbiamo restaurare la Chiesa, tutta, e lo Spirito ci aiuta”.
Infine il Vescovo ha da subito dato un esempio di quello che è il suo stile – come ha ricordato anche il card. Gualtiero Bassetti, nell’omelia – e ha affermato: “Quello che è stato raccolto oggi va per le necessità della Caritas e per le persone che hanno bisogno, perché bisogna fare così”.