L’ordinazione episcopale di Gualtiero Sigismondi

Nel suo primo messaggio da vescovo confida i suoi sentimenti e indica la sua 'regola pastorale'

In questi giorni mons. Gualtiero Sigismondi, nuovo vescovo di Foligno, ordinato appena venerdì scorso, è a Roma dove ‘sta studiando da vescovo’. Si tratta di una settimana organizzata dalla Santa Sede per aiutare i vescovi appena nominati ad affrontare i compiti propri dell’ufficio vescovile con una preparazione di base che va dalle incombenze amministrative ed economiche alle norme del diritto canonico fino al rapporto con i mass media. Una settimana appena. Don Gualtiero è partito portando nel cuore l’abbraccio caloroso che la cattedrale, gremita da fedeli delle diocesi di Perugia e Foligno e tanti altri amici, gli ha tributato il giorno della sua ordinazione episcopale. È stata una festa per le otto ‘Chiese sorelle’ dell’Umbria che hanno accolto il nuovo vescovo, con i suoi 47 anni tra i più giovani in Italia. Sigismondi ha risposto all’abbraccio della folla (in prima fila i familiari, con il nipotino e l’anziano padre Fernando) scendendo fino all’altare della Madonna delle Grazie per renderle l’omaggio tradizionale della festa e per la benedizione finale. ‘Il vescovo diventa padre proprio perché pienamente figlio’: non trovo espressione più felice per introdurre il mio saluto a questa assemblea, che raccoglie in unità il Popolo di Dio che è in Perugia-Città della Pieve, di cui sono figlio, e quello di Foligno, affidato alle mie cure pastorali’ – ha detto rivolgendosi ai presenti nel messaggio pronunciato al termine della liturgia. Ha quindi confidato il mutare dei suoi sentimenti fin da quando ha avuto la notizia della sua elezione all’episcopato. Di come è passato dallo stupore della domanda ‘Come è possibile?’, alla ‘meraviglia’, trovando nel Cantico di Maria, il Magnificat, ‘introdotto dall’antifona del Fiat’ sostegno ‘alla richiesta della Chiesa di prendermi cura, con amore di padre, della Comunità cristiana di Foligno’. Ha parlato anche della ‘trepidazione e gioia’ con cui si appresta a vivere il ministero pastorale, nella persuasione di poter tutto, come dice san Paolo, ‘in Colui che mi dà la forza’ consapevole che ‘se è vero che non può avere la statura del pastore chi non ha l’ossatura del servo, è altrettanto vero che, non può avere la stoffa del pastore chi non ha la lana dell’agnello’. A Maria ha rivolto il pensiero finale invocandola perchè ‘mi ottenga dal Figlio suo, ‘Pastore dei pastori’, di coniugare semplicità e fiducia, serenità e fortezza, prudenza e coraggio, fedeltà e perseveranza, mansuetudine e purezza di cuore, sapienza e carità degli apostoli’. Preghiera alla quale ha chiesto ai presenti di associarsi ‘affinché lo Spirito del Padre, ‘che regge e guida’, mi doni la forza di osservare ‘senza paura, senza calcoli e senza misura’ questa regola pastorale: ‘cercare unicamente la gloria di Dio e la salvezza delle anime’. Con questa ‘regola pastorale’ il vescovo Gualtiero Sigismondi si appresta a guidare la diocesi folignate che lo accoglierà il 5 ottobre. Parole di affetto e stima nell’omelia di mons. ChiarettiMai come in questa occasione mons. Giuseppe Chiaretti deve essersi sentito in armonia con la sua vita. Aveva attorno a sé più di venti fratelli vescovi, trecento presbiteri, decine di diaconi, seminaristi, laici responsabili pastorali diocesani e parrocchiali, autorità locali, due popoli uniti insieme in un’unica assemblea eucaristica come raramente accade, e soprattutto davanti a sé in attesa dell’imposizione e dell’unzione sacra il giovane presbitero, alquanto pallido e trepidante, come un figlio in procinto di diventare padre di un popolo. Questa rappresa profonda emozione trapela appena dalle parole misurate e chiare con cui ha aperto l’Omelia. ‘Dirvi che oggi è una giornata memorabile per la nostra Chiesa perugina è cosa sin troppo evidente. Sono commosso, ma anche grato al Signore, per questo dono che fa a Perugia e alla Chiesa sorella di Foligno. È una storia di grazia costruita dallo Spirito che trascende la volontà umana: è grazia, è dono, è sorpresa da ammirare e per cui ringraziare’. La cattedrale ha sentito e respirato l’emozione ed ha reagito con il silenzio, esploso con ovazione in alcuni passaggi del discorso. Uno di questi è stato quando ha ringraziato prima di tutti il babbo di don Gualtiero presente nella sedia a carrozzella. Di mons. Gualtiero Sigismondi, ha voluto ricordare che è stato vicario generale, come mons. Mario Ceccobelli, due vicari di Perugia che reggono rispettivamente la Chiesa di Gubbio e quella di Foligno. C’è una specie di disegno in filigrana dell’antico ruolo della metropolia nella scelta dei vescovi del territorio. Ha ricordato che i vescovi fondatori delle Chiese umbre, come san Feliciano e sant’Ubaldo, sono stati anche ‘plasmatori di una coscienza sociale e civica, tradotta in tradizioni di vita comunitaria’. È pssato poi ad esaltare le qualità di don Gualtiero come ‘sacerdote paziente e competente, che ha animato e guidato con grande perizia il nostro Sinodo diocesano’ e soprattutto ‘è stato vincolo di unità e di fraternità con tutti i sacerdoti e con la comunità ecclesiale, facendosi presente in ogni situazione di bisogno’. Nell seconda parte dell’omelia mons. Chiaretti ha illustrato l’ecclesiologia di Sigismondi, come l’ha insegnata e riportata in alcuni suo scritti e incisa nello stesso stemma episcopale, nelle parole ‘Ecclesiam sua diligere’ e nei simboli. Questa sua ecclesiologia si può tradurre ‘nell’amore alla Chiesa storica concreta: anch’essa, nella sua povertà, corpo ecclesiale di Cristo’. Così ha concluso la seconda parte mons. Chiaretti: ‘Questa Chiesa, la nostra fedele Chiesa di popolo, che fu già di Benedetto e di Francesco e delle tante schiere di santi che l’abbelliscono e le hanno insegnato a ‘nulla mai anteporre a Cristo’, è la Chiesa perugina, folignate, assisana, tifernate, eugubina, orvietana-tuderte, spoletana-nursina, ternana-narnese-amerina’: e cioè la nostra Chiesa umbra, caro don Gualtiero, che ti accompagna e ti benedice’. Nella terza parte ha affrontato i testi della liturgia e del rito di ordinazione facendo leva sul vangelo delle nozze di Cana, proprio della festa della Madonna dell Grazie e, rivolto a don Gualtiero gli dice: ‘Credo che anche in questo momento così solenne, Maria capisca a volo il tuo turbamento, caro don Gualtiero, e abbia già fatto appello al cuore del Figlio. Lo Spirito Santo sta già promuovendo un nuovo intreccio di grazia, che è buon viatico per il tuo servizio alla Chiesa, non solo quella folignate. ‘Duc in altum’, don Gualtiero, e non temere. Ti accompagni in questo breve percorso da Perugia a Foligno la nostra bellissima ‘Madonna delle Grazie’ del Perugino, piena di stupore per le ‘grandi cose che Dio ha fatto in lei’. Ti venga incontro per accoglierti a Foligno la tenera e bella ‘Madonna con Bimbo’ di Raffaello o quella veneratissima ‘del Pianto’, che si volge con tenerezza verso il devoto popolo folignate per incoraggiare a non temere mai e a sperare sempre.

AUTORE: Elio Bromuri - Maria Rita Valli