Domenica di Pentecoste. Ogni anno a cinquanta giorni dalla Pasqua celebriamo la solennità di Pentecoste e il rischio è quello di viverla come cosa scontata, una celebrazione come un’altra. In realtà è notizia che sconvolge gli animi al pari della Pasqua. La Pasqua, un corpo risorto, un Dio che si fa uomo e vince la morte, comprese le nostre morti. La Pentecoste, i nostri spiriti smorti resi capaci di vivere per tutto l’arco della storia.
Giovanni questi due eventi li racconta avvenuti nella sera dello stesso giorno: la sera di Pasqua, apparendo agli apostoli, alitò su di loro, come brezza leggera, trasmissione di vita capace di vincere le loro paure; alitò: azione che evoca l’alitare dello Spirito sulle acque nella creazione, segno ora di nuovo alito di vita.
Luca invece pone la Pentecoste sul finire della pentecoste ebraica, celebrazione che ricorda la consegna della Legge data a Mosè sul Sinai, una alleanza di cui fare memoria ogni anno. I tempi tra Luca e Giovanni non coincidono, ma poco importa perché conta invece il senso dell’evento che ha scombinato tutte le remore degli apostoli, rinchiusi nel cenacolo, incapaci di reagire e di agire. Il dono promesso nell’ultima cena (vangelo) secondo Giovanni è frutto che scaturisce dalla vita del risorto; in Luca è il dono caduto dal cielo, con il fragore della teofania simile a quella sinaitica, è il sigillo di una alleanza che non è più memoria di quella, ma è nuova; compimento, ma nuova. Una nuova alleanza dove protagonista è lo Spirito stesso di Dio con la sua azione di Paraclito, di Consolatore.
Di fatto la teofania descritta da Luca è epifania della Chiesa, che trovandosi all’improvviso porte e finestre spalancate, non può fare altro che uscire e dare a tutti la Lieta Notizia. Il primo effetto di questa irruzione di Dio nello stile del Sinai è dissipare le paure, è far sentire pieno il fervore, grazie al battesimo di fuoco, e far uscire per parlare una lingua comprensibile per ogni uomo.
E’ Dio che parla la mia lingua, fa si che io oda e capisca l’unica lingua che viene da Lui, Gesù, Sposo e Verbo, Colui che rivela Dio all’uomo e rivela l’uomo all’uomo. Il miracolo delle lingue nel suo significato va oltre il miracolo stesso. vuol dire che l’annuncio del Kerigma è ora comprensibile in tutto il mondo, per ogni uomo di ogni tempo. Lo Spirito Santo ha abbattuto barriere, ha scritto la parola “fine” all’episodio di Babele, quando la competizione dell’uomo nei confronti di Dio aveva prodotto incomunica-
bilità, mentre ora l’amore di Dio, dimostrato in Cristo ed effuso con lo Spirito santo, ha riallacciato ponti ricreando comunione piena. Teofania dello Spirito, epifania della Chiesa, i segni sono evidenti, nonostante i limiti umani, se non altro per i tanti martiri disseminati nei secoli: colonne che sostengono, grazie all’azione del Paraclito e del Consolatore.
Come lo Spirito, la sera di Pentecoste, ha fatto si che popoli diversi udissero una unica lingua, creando comunione tra diversità, così nella coppia lo Spirito Santo, effuso nel sacramento delle nozze, permette lo stare insieme di due realtà diverse, il maschile e il femminile, create così ad immagine e somiglianza di Dio e pensate per essere una sola cosa, una sola realtà, una sola carne. Lo Spirito Santo crea comunione, abbatte muri, là dove il peccato, oltre che mettere in antitesi l’uomo a Dio, ha messo in antitesi Adamo ed Eva (è stata lei, è stato lui, è stato il serpente!), evidenziando nature difficili da far convivere.
Dio mette insieme e lo Spirito effonde il fuoco dell’amore affinché l’unione duri nel tempo.
Oggi ci piace fare anche un accostamento tra la casa/cenacolo della Chiesa incipiente e la casa di tutti i giorni di tutte le famiglie. Nel cenacolo i discepoli erano rinchiusi per paura, per eccesso di protezione ed anche per riflettere sugli ultimi avvenimenti, raccogliere le idee e riprendere la normalità. Ma lo Spirito ha spalancato le sue porte, iniziando per la Chiesa una nuova era; nella casa ugualmente gli sposi vivono spesso il nascondimento, ma lo Spirito nel sacramento delle nozze li ha investiti del fuoco dell’amore per essere realtà nuova, per trasformare la loro vita tranquilla da pantofole in dinamismo che coinvolge altre coppie, altre famiglie, basta accogliere il suo fuoco, basta far si che le nostre case rimangano aperte.