Scrivo allo scoccare della mezzanotte tra il 10 e l’11 settembre. In TV sta parlando l’ex sindaco di New York, Giuliani. Vigilia immediata del primo anniversario delle Twin Towers. Scrivo in stato semiconfusionale per l’alluvione di immagini e di commenti che in queste ore ci inondano. Mio Dio, quanta retorica! Tutte cose giuste, quasi tutte. Dolore ed eroismo, fanatismo assassino e umanità offesa, dilaniata nei suoi gangli vitali, tutto vero, ma quanta retorica! E soprattutto quanta spettacolarizzazione! Un popolo, quello degli Usa, che ha dimostrato di che pasta è fatto, e si chiede sgomento come mai nel mondo nessun popolo sia odiato come lui. Vuol sapere la verità. La verità ultima, quella più in là di tutte, rischia di rimanere anch’essa al livello del ground zero. Sullo scenario della verità ultima non c’è Ben Laden, questo mite e truce uomo di Dio, ma di un Dio pallido e feroce come il suo volto di profeta delle crudeltà senza nome. Non c’è il volto opaco di Mohammed Atta, l’ennesimo ragazzo arabo convinto che il martirio è meglio della vittoria. Sullo sfondo ultimo dell’11 settembre 2001 c’è un mondo malfatto. La radicale malformazione di questo mondo non giustifica nemmeno lontanamente quello che è successo un anno fa. Ma la radice prima di questa e di mille altre carneficine è lì, in quella malformazione. Un peccato originale, proprio nel senso che oggi la teologia dà a questa parola: c’è stato un evento che ha inquinato il fluire della storia umana alle sue sorgenti, poi intorno ad esso hanno preso ad aggrumarsi le scelte negative, egoiste, omicide, suicide dei singoli e dei gruppi sociali. L’evento che avvelena alle sue scaturigini il nostro mondo è l’enorme disparità di opportunità di vita che vengono offerte ad uomini dei quali teoricamente si dice che hanno tutti la stessa dignità. Noi preti di Gubbio eravamo a Sant’Ubaldo, a concelebrare la messa della traslazione di Sant’Ubaldo, nella sua basilica gremita di fedeli. Quando iniziammo la liturgia, le due torri ancora ardevano. Durante l’omelia qualcuno disse al Vescovo che erano crollate, e il Vescovo lo disse a tutti noi. Sulla sua faccia uno sgomento indicibile. “Questione di petrolio”, dicono oggi in molti, in troppi. Bisogna nutrire una stima davvero minima dell’uomo e del suo destino per ridurre a dimensione solo economica l’immenso problema che quel giorno si stampò sulla faccia della Chiesa e del mondo in forma di sgomento indicibile.