‘Le relazioni tra popolazioni migranti e popolazioni locali avvengano nello spirito di quell’alta civiltà morale che è frutto dei valori spirituali e culturali di ogni popolo e Paese. Chi è preposto alla sicurezza e all’accoglienza sappia far uso dei mezzi atti a garantire i diritti e i doveri che sono alla base di ogni vera convivenza e incontro tra i popoli’. È stato questo l’auspicio di Benedetto XVI all’Angelus di domenica 4 novembre. Martedì 30 ottobre, a Roma, una donna, Giovanna Reggiani è stata aggredita, seviziata e gettata in un fosso da Romulus Nicolae Mailat, un rumeno di 24 anni. La donna è morta due giorni dopo. A fare arrestare l’autore dell’aggressione è stata una donna di origine rom. Il Consiglio dei ministri, il giorno dopo, ha approvato un decreto legge che consente l’espulsione di cittadini comunitari pericolosi per la pubblica sicurezza. Allarmismo controproducente. Questo decreto, afferma padre Gianromano Gnesotto, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati della fondazione Migrantes, ‘se da una parte risponde al bisogno di sicurezza sempre più diffuso, dall’altra getta una luce triste sulla gestione del fenomeno migratorio, ne enfatizza i rischi, calca le tinte dell’allarmismo emergenziale, e produce il contrario di quanto non si vorrebbe’. Per Gnesotto, il tema dell’immigrazione è ‘condotto verso questioni primitive, della prima ora, che fanno apparire lontani argomenti importanti come la cittadinanza agli immigrati, il dialogo interculturale. Si enfatizzano i rischi e si dà una presentazione dell’Italia come di una fortezza assediata, si stimolano gli schieramenti pro o contro gli immigrati, quasi che la loro esistenza dipendesse da noi, e si continua il gioco del botta e risposta sull’invasione che c’è o non c’è’. Lo Stato ha il ‘diritto-dovere di gestire le migrazioni, fissare quote, stabilire condizioni, pretendere legalità, usare, se necessario, severità. Ma concentrarsi solo sull’aumento della sicurezza non avrà successo’. Per Gnesotto, tra la popolazione italiana c’è un”area grigia’, in ‘bilico tra coscienza multietnica e atteggiamenti intolleranti e xenofobi. Una fascia a rischio per quanto riguarda il razzismo’. Romeni cattolici. L’omicidio di Roma, afferma mons. Anton Lucaci, coordinatore dei romeni cattolici in Italia, ‘pesa gravemente sulla coscienza di tutti noi romeni, e ora ci vediamo tutti, colpevoli e innocenti, messi al muro dell’infamia. I cappellani delle nostre comunità – aggiunge – stanno da tempo esortando e aiutando spiritualmente i nostri fedeli a vivere come cittadini onesti e cristiani assidui, apprezzando la nota ospitalità e generosità del popolo e della Chiesa italiana. E la stragrande maggioranza risponde: sono dei grandi lavoratori, pienamente affidabili’. L’esperienza insegna. A Roma una prima reazione all’omicidio di Giovanna Reggiani è stata un’aggressione a tre romeni. ‘Se nei dibattiti televisivi si prendessero in considerazione approfondimenti sereni – afferma Franco Pittau, responsabile scientifico del Dossier Caritas-Migrantes -, molto probabilmente queste stupide, assurde, condannabili reazioni e tentativi di giustizia ‘fai da te’ non sarebbero possibili’. ‘Se noi a marzo 2006 – continua – abbiamo assunto 50 mila donne romene per inserirle come lavoratrici domestiche, è assolutamente fuori luogo pensare che nel giro di poco più di un anno tutta questa popolazione, che noi abbiamo privilegiato, sia diventata una popolazione di criminali. È qui lo sbaglio che noi stiamo facendo’.
L’Italia è davvero ‘assediata’?
Immigrazione. Le reazioni all'omicidio di Giovanna Reggiani a Roma
AUTORE:
Raffaele Iaria