L’Associazione cristiana residenze anziani e disabili dell’Umbria (Acradu) ha partecipato attivamente alla fase di concertazione per la definizione delle “Linee d’indirizzo in materia di integrazione socio – sanitaria”: incontri tecnici, Gruppo ristretto e Tavolo tematico “Riqualificazione del sistema di welfare” previsto dal Patto di Sviluppo dell’Umbria, che ha dato il via libera definitivo.
L’Acradu ha espresso parere favorevole nella riunione conclusiva del 29 dicembre, sia perché le integrazioni apportate hanno migliorato il testo originario e sia perché non era più rinviabile il varo di un documento regionale sull’integrazione socio sanitaria che delineasse un quadro complessivo più certo e mettesse fine a comportamenti difformi e contraddittori delle Asl e dei comuni. In un proprio documento, l’Acradu, oltre ad avanzare osservazioni nel merito dell’Atto d’indirizzo, ha evidenziato come una effettiva integrazione socio ‘ sanitaria sia strettamente correlata al passaggio da una logica di governo esclusivamente istituzionale (Asl e comuni) a una logica di governo comunitario (anche i soggetti sociali) particolarmente urgente nel campo delle politiche territoriali di welfare. Più precisamente l’Acradu ha denunciato lo scarto che ancora permane tra la pratica corrente e quanto prevede la vigente legislazione nazionale (art. 19, comma 3, della legge 328/2000) e regionale (Piani sociale e sanitario) riguardo agli Accordi di programma per la definizione dei Piani di zona e alla co – progettazione degli interventi socio sanitari tra soggetti istituzionali e sociali.
L’Acradu ha anche evidenziato altre questioni ancora aperte. AnzianiLa prima riferita alle Residenze protette per gli anziani, la cui normativa per la stipula delle Convenzioni, chiaramente definita a livello regionale, non viene correttamente applicata dalle Asl, in particolare da quelle di Terni e Foligno, con gravi ripercussioni per le famiglie e le Residenze interessate. La seconda questione riguarda i 1.200 posti di residenzialità protetta per gli anziani previsti in Umbria che risultano insufficienti. La terza riguarda la compartecipazione dei comuni alla spesa sociale: da un lato i comuni denunciano la mancanza di risorse economiche per far fronte agli incrementi di spesa, dall’altro non possono essere i comuni a fissarne i criteri, ma dovrà essere fatto con apposito Regolamento regionale.
La stessa esigenza si presenta per gli 800 Assegni di cura degli anziani deliberati dalla Regione: per la loro erogazione dovranno essere emanate precise direttive. DisabiliRiguardo ai disabili l’Acradu ha sollevato tre necessità: – che i familiari e gli operatori che seguono quotidianamente i disabili siano normalmente coinvolti all’interno delle Unità multidisciplinari di valutazione delle Asl chiamate ad accertare il grado di disabilità e lo stato socio assistenziale; – la particolare attenzione da riservare alle Strutture convenzionate ex art. 26 della legge 883/1978 (l’Istituto Serafico, l’Opera don Guanella e la Comunità di Capodarco) nella gestione del passaggio da un regime sanitario a quello socio – sanitario; – la tempestiva definizione degli standard organizzativi e funzionali dei Centri socio – riabilitativi ed educativi residenziali e diurni rinviata ad un successivo Atto amministrativo. Non autosufficientiInfine c’è la ventilata istituzione di un fondo regionale per i non autosufficienti alimentato da una tassa di scopo. Forse per una regione come l’Umbria, seconda in Italia per anziani e disabili, tale scelta sarà obbligata. Dovranno, però, essere chiaramente definiti gli obiettivi, le finalità, gli scopi del Fondo e, in primo luogo, le modalità di gestione, per una puntuale e corretta destinazione delle risorse.