Linda

Don Angelo Fanucci
Don Angelo Fanucci

“Linda”: non saprei con quale altro aggettivo qualificarla. Linda. Parlo dell’omelia pronunciata nella chiesa di San Francesco, a Gubbio, il 30 novembre scorso, secondo giorno della novena dell’Immacolata. Pronunciata da chi? Esito a dirtelo, benevolo lettore, perché so di rischiare che l’immagine che ho di lui prenda a fuoco. Sai, lui ha i capelli rossi, i paramenti che indossava (si celebrava la festa di sant’Andrea) erano rossi, se rivelo il suo nome anche la sua faccia diventa rossa, e… l’immagine che ho di lui prende a fuoco.

Ma va’ là che te lo dico! È don Matteo Monfrinotti, giovane e aulente fiore all’occhiello del clero eugubino. No, non scherzo affatto: è stato un piacere ascoltarlo; nelle prossime sere della novena tornerò a lasciarmi sorprendere da lui ogni volta che potrò. Dio mio, dopo tante predicucce improntate all’ultimo momento! Quelle che per tanto tempo anch’io ho avuto l’infame coraggio di pronunciare, fidando in quella buona padronanza della lingua italiana che mi permette di rimediare al vuoto dei contenuti con qualche gioco pirotecnico verbale.

Don Matteo è laureato in Lettere classiche e dottore in Teologia e Scienze patristiche. Lippis tonsoribusque notum est che la Patristica è la produzione teologica del I millennio dell’era cristiana, a partire dal III secolo; ma non tutti i guerci e i barbieri sanno con quanto appeal, con quanta precisione e sobrietà il nostro giovane confratello parla della Madonna, usando quasi soltanto parole attinte a Ireneo o ad Agostino.

Evidentemente oggi a Roma le Università pontificie fanno le cose sul serio. Ne ho avuto coscienza diretta assistendo qualche tempo fa alla discussione della tesi di laurea di don Luca Lepri su De Lubac. Quattrocento pagine dense e lucide, recentemente pubblicate da Cittadella. L’hanno torchiato, il prete mingherlino, ben benino, a lungo, l’hanno strizzato, i suoi relatori, come facevano una volta con i panni che lavavano, ai bordi della Saonda o dell’Assino, le nostre antiche, robuste lavandare.

Non era così ai miei tempi. Alla Lateranense insegnava patristica un agostiniano dottissimo, padre Daniel Stiernon, ma la Patristica non contava nulla; contava solo san Tommaso, trasformato e umiliato (da teologo potente a teologo prepotente) a opera di un certo tomismo d’accatto.

Due preti giovani e modernissimi che sono tali perché hanno recuperato parti davvero notevoli del nostro passato. E io, francamente, sono stufo delle continue “scoperte” in fatto di Padri e soprattutto di Bibbia. Quel biblista tedesco ha “dimostrano” che l’asina di Balaam parlava tre lingue. Quell’altro, tedesco anche lui, si dice sicuro che il buon ladrone ci aveva i calli alle ginocchia.

Aux sources! – “Alle fonti!” fu il motto con il quale cristiani veri e disposti a pagare di persona invocarono a metà del secolo XX il rinnovamento della Chiesa. Sources, sorgenti, non rigagnoli.

AUTORE: Angelo M. Fanucci