L’imprevista forza di quel ‘change’

Fressoia mi comunica per e-mail i suoi ‘piccoli commenti’ alla mia abat jour del n. 3. Dice: ‘Ne La grande apostasia lei perora di ‘prendere le distanze dal mondo come mentalità, ma amare senza condizioni il mondo come insieme di uomini’. Condivido in pieno, mi chiedo però perché non ami il capitalismo, gli uomini e le donne ogni giorno protesi al miglioramento della propria condizione materiale; perché non ami me, che le ho scritto 7 volte… La mia modesta sensazione, leggendola da anni tutte le settimane, è che lei non ami affatto senza condizioni il mondo come insieme di uomini, ne ama solo una nicchia’. Fin qui Frassioia.Touché. Scrivo la mattina del mercoledì delle Ceneri, e mi porto dentro l’aria pura del gesto di verità e di bellezza che ho compiuto poco fa, un segno di riscatto dalla tristezza del Martedì grasso, il più tetro di tutti i giorni dell’anno, e mi porto dietro la fatica di una notte praticamente insonne, che mi ha visto approfittare della consuete Chiamate di Tabella del Diabetico Ossequiente (quale io sono) per sapere da Rai 3 e da La7 come stava andando tra Barak Obama e Hillary Clinton. Touché, toccato. Ha ragione Fressoia: bisogna amarlo, il capitalismo, nell’accezione che gli dà lui, come l’insieme ‘degli uomini e della donne ogni giorno protesi al miglioramento della propria condizione materiale’. Il capitalismo, nella concretezza della vita di ogni giorno, è anche questo, ma non solo questo. Nel suo nocciolo duro il capitalismo è l’assolutizzazione del denaro, che prende il posto dell’uomo come ‘misura di tutte le cose’, infischiandosene del proprio debito istituzionale, quello di rappresentare un condensato rappresentativo della fatica e dell’ingegno dell’uomo. Il valore di un barile di petrolio dovrebbe esser dato dalla quantità di energia che esso contiene, più l’ingegno e le spese di chi ha inventato i breucci necessari per tirato fuori dalle viscere della terra, più le spese a la fatica di chi effettivamente l’ha strappato al sottosuolo. E invece… Purtroppo siamo di fronte a due facce di uno stesso fenomeno. Inseparabili, per adesso. Fressoia e i suoi hanno ragione: questa minestra, o questa finestra. Ma debbono anche capire la nostra piccola tragedia, di gente che ha cercato non solo di credere nel Vangelo, ma più ancora nella possibilità di un suo determinante impatto con la vita. Ci è stato detto che siamo tutti figli di Dio, ma che cosa comporta, nella vita di ogni giorno, questa qualifica? Se, in partenza, mi fosse stato possibile scegliere tra nascere figlio di Dio o figlio di Luigi Berlusconi’ Emilio Fede, quand’è il prossimo pellegrinaggio ad Arcore? ‘br