mercoledì, 22 Gennaio 2025
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L’idea umbra del laicato attivo

C’è un umbro ai vertici della Settimana sociale che si terrà a Reggio Calabria la prossima settimana. Luca Diotallevi, sociologo, docente alla Sapienza di Roma, è il vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani. Vive a Terni e in questo suo impegno a fianco del presidente, il vescovo di Ivrea mons. Arrigo Miglio, non ha portato solo la sua cultura di docente e di umbro, ma anche l’esperienza degli incontri promossi da mons. Vincenzo Paglia in diocesi e in regione. Il contributo della nostra regione alla Settimana sociale, spiega Diotallevi, “è importantissimo, perché questo modo di intendere le Settimane sociali, diverso dalle Settimane precedenti, nasce da un esperimento fatto prima a Terni nel 2008 e poi ripetuto nel dicembre di un anno fa a livello regionale, ad Assisi, sul bene comune”. Ciò che unisce le esperienze umbre e l’evento nazionale, spiega, “è non solo il ‘formato’, ovvero la comunità ecclesiale che riflette empiricamente sul bene comune, ma anche il contenuto, in particolare l’opzione per una comprensione poliarchica del bene comune, che significa non la politica sopra tutto, ma la politica, la famiglia, l’economia, la ricerca e le altre dinamiche sociali, tutte alla pari ciascuna con un compito specifico, insostituibile ma limitato. Quindi con una impostazione fortemente antistatalista e antipoliticistica ovvero contro la pretesa della politica di fare tutto”. E a Reggio, anticipa Diotallevi, sarà presentato il volume (edito da Il Mulino) che raccoglie gli interventi del convegno regionale dello scorso anno, in cui sono state sviluppate delle riflessioni su Umbria, Chiesa umbra e il bene comune. Diotallevi, novità rispetto alle precedenti settimane sociali? “Sì, non si è mai dato uno spazio così grande al confronto, con cinque sessioni di lavoro in cui sono previsti gli interventi dei delegati ed i cui risultati saranno alla base delle conclusioni che verranno presentate domenica 17 ottobre”. Come spiegare, in breve, la Settimana sociale? “È un discernimento sulla situazione del Paese che ha coinvolto tutte le diocesi e le associazioni, gruppi e movimenti della comunità ecclesiale italiana e questo discernimento è stato guidato dalla domanda: la prospettiva del bene comune quali problemi urgenti individua nel presente del nostro Pese?”Perchè il tema della speranza? “Sono stati individuati 12 problemi, raggruppati in cinque gruppi: riprendere a crescere, rilegittimare le autorità educative, completare la transizione istituzionale (dunque legge elettorale e federalismo), includere i nuovi venuti (a cominciare dalle famiglie con un figlio nato in Italia, che ha diritto alla cittadinanza), slegare la mobilità sociale (ad esempio aumentare la competizione dentro le professioni e tra le professioni organizzate in ordini professionali)”. Quale è la valutazione sulla ‘salute’ dell’Italia? “Sullo sfondo abbiamo un Paese a rischio, per le molte fratture: nord – sud, giovani – anziani, uomini e donne e così via. La domanda che ci siamo fatti è stata: può l’Italia servire al bene comune? e la risposta provvisoria che ci siamo dati è ‘a queste condizioni (di cui sopra, n.d.r.) sì’”. Cosa si intende per impegno dei cattolici? Come singoli, come lobby, come nuovo partito? “Innanzi tutto il partito non c’entra niente. L’impegno dei cattolici significa che un cattolico nella vita di ogni giorno deve cercare di scegliere secondo il Vangelo. Ci sono certi problemi che si affrontano da solo, ad esempio la morte, ed altri che devi affrontare insieme ad altri, ad esempio le fogne. Questo ‘insieme ad altri’ non è un luogo nel quale a priori si può proiettare il vincolo dell’unità della comunità ecclesiale, dipende dalle circostanze. In alcune circostanze i cattolici si possono trovare da soli magari in minoranza, in altre circostanze possono impegnarsi su fronti diversi in competizione fra loro. Dipende dalla posta in gioco”. Si farà la proposta di fare della giornata del Corpus Domini la giornata dell’impegno sociale? “Il Documento preparatorio si conclude con una riflessione sul rapporto tra Eucarestia e città. Solo nella processione del Corpus Domini c’è anche fisicamente l’incontro dell’intera città con l’Eucarestia. Ecco, quella potrebbe essere una bella occasione per una riflessione, diocesi per diocesi, città per città, su come quella comunità ecclesiale serve il bene comune della città”.

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