Liberi di scegliere, per volontà di Dio

LIBERTÀ-1. Riflessioni a partire dal Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima

Nel suo Messaggio per la Quaresima, papa Francesco ha posto al centro della riflessione la libertà, a partire dall’esperienza del popolo d’Israele narrata nel libro dell’Esodo e dai brani evangelici delle tentazioni. Questo tema, in contesto di fede e non solo, apre ad una ulteriore riflessione, quella sul libero arbitrio.

I riferimenti alla libertà nella Sacra Scrittura

La Sacra Scrittura riporta espressioni che sottolineano la libertà dell’uomo, data anzitutto dalla facoltà di prendere scelte, dettate dal proprio pensiero, e di compiere atti, frutto della propria iniziativa.

Il libro del Siracide ad esempio, afferma che “Da principio Dio creò l’uomo e lo lasciò in balia del suo proprio volere” (15, 14). Non può, a questo punto, non tornare alla mente come nei primi capitoli del libro della Genesi, per l’appunto nei racconti di creazione, l’uomo è dotato di libertà. Infatti, colui e colei che Dio ha creato ad immagine e somiglianza sua, lo si vede sin da subito capace di libertà.

Libertà, questa, da non confondersi con l’esaltazione dell’autonomia, bensì da comprendere all’interno di un quadro, quello del racconto della Genesi, che ci rivela come l’uomo è sì libero ma al contempo non è Dio ma Adamo, creato a “immagine” di Dio ma soggetto all’esperienza del limite: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare” (Gen 2, 16).

La libertà dell’uomo, fin dall’atto creativo, è messa alla prova. Ciò, però, non è per rendere l’uomo fittiziamente libero o addirittura prigioniero, ma piuttosto per introdurre l’umanità in un cammino caratterizzato dalla fiducia – di conoscenza del suo Creatore.

La scelta dell’uomo tra ciò che è bene e ciò che è male

La libertà dell’uomo, dunque, fin dalle origini sembrerebbe posta di fronte alla scelta tra ciò che è bene e ciò che è male, dove, sempre se si legge Genesi, scegliere il male conduce alla morte: “perché nel giorno in cui tu nei mangerai [dell’albero del bene e del male, n.d.r.] certamente dovrai morire” (2, 17).

Sarà, poi, possibile accedere a quest’albero, secondo il libro dell’Apocalisse, solo quando l’uomo entrerà nella Gerusalemme celeste: “Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città” (22, 14). Ora, il libero arbitrio non ha che fare con la sola scelta tra il bene ed il male ma è possibilità di compiere o no determinati atti, di scegliere quello anziché quell’altro, in ogni istante della propria esistenza.

Il libero arbitrio

In ambito di fede “libero arbitrio” è anche possibilità di aderire o meno al Vangelo e di viverlo in uno stato di vita piuttosto che in un altro, nel contesto comunque della vocazione universale alla santità. Una volta, infatti, che si accoglie il Vangelo, l’uomo è chiamato a camminare in “novità di vita” e questa può assumere diverse forme. Ed anche qui entra in gioco la libertà. Quello che comunemente chiamiamo “discernimento vocazionale”, infatti, esige come presupposto la libertà stessa: libertà data da Dio che attende una risposta pienamente libera e consapevole, e libertà anche da parte di coloro che accompagnano la persona nel processo di scelta.

Il discernimento vocazionale

Molte volte si sente parlare del “padre” o della “madre” spirituale, del “direttore” spirituale, come di coloro che nell’esperienza di fede di ogni cristiano, ed ancor più per le persone in discernimento vocazionale, aiutano in questo cammino. L’accompagnamento vocazionale o spirituale è “porsi al fianco” non per dirigere ma, appunto, per accompagnare, cioè ‘camminare con’ ed aiutare a scegliere nella libertà. Una libertà che concede perfino di sbagliare, seppure né l’accompagnato e tantomeno l’accompagnatore lo desiderano, e anche di ritornare sui propri passi. In questa logica può sembrare una sottigliezza, ed invece non lo è, dire che c’è da diffidare di coloro che accompagnano, o meglio ancora che credono di farlo, utilizzando perlopiù la forma verbale dell’imperativo anziché del condizionale. Chi accompagna consiglia, non comanda.

Solo uno ha la facoltà di consegnare dei comandamenti ed è Dio, e anche lui attende la risposta libera dell’uomo. Si potrebbe pensare che parlare di libero arbitrio a partire dal racconto di Genesi ed arrivare al discernimento vocazionale e alla dinamica dell’accompagnamento sia un volo pindarico, eppure proprio il comprendere la libertà umana come dono di Dio, come esperienza del limite, come possibilità di preferire ciò che è bene da ciò che è male, e (purtroppo!) viceversa, permette di avere le fondamenta per ogni scelta e per ogni relazione di aiuto nella scelta. Se così non fosse si rischierebbe di abusare della libertà e di compromettere la vocazione particolare della persona.

Don Francesco Verzini
rettore del Seminario regionale umbro

LASCIA UN COMMENTO