L’ho detta grossa, a proposito del sacramento della penitenza. Che, sulla scia di quello che intuirono i Padri del Vaticano II,’è stata ridefinita ‘festa della riconciliazione’, ma in realtà è rimasto quello che vollero che fosse i Padri tridentini: uno scampolo di procedimento penale, condotto seriamente da uomini seri su cose serie, ma con il Signore che sta alla finestra e solo in coda’nterviene per dare il suo beneplacito. Del perdono abbiamo più bisogno che del pane. Il più pulito tra noi ‘ci ha la rogna’, immaginarsi il più zozzo. A me piacerebbe immensamente passare mezz’ora con gli zozzoni come me, ad approfondire insieme la verità più elementare, ed insieme più difficile: che il Signore ci ama non perché siamo buoni noi, ma solo perché è buono Lui; e a rendermi conto che la frase che, quando eravamo giovani studenti di teologia, ci insegnarono a impugnare a mo’ di clava contro Lutero (pecca fortiter et crede fortiter) non è da catalogare sic et simpliciter fra le ‘cojonerie’, ma ha una sua verità; e che il rammarico di santa Teresina per non aver mai commesso peccati di un qualche rilievo, non era lo sfizio di una suorina sospirosa’ A proposito, ma chi ha avuto l’impudenza di affibbiarle quel vezzegghiatvo, a Teresa di Lisieux: ‘santa Teresina’?? A Scheggia da chierichetto cantavo, insieme don Lorenzo che ce l’aveva insegnato ad onta del fatto di essere lui totalmente stonato, ‘Salve o giglio del Carmelo, / dolce e amabile Teresa, / rendi vago il voto anèlo’. Sviolinate, muggiti con la sordina. ‘Santa Teresina’? Ma avete notato che razza di mascella imperiosa aveva? Imperiosa, squadrata come quella del Duce. Ritrovarsi a sera nella grande chiesa di Padule. L’ha disegnata l’architetto Lolli, che probabilmente non era (come che diceva don Quirico) un Leon Battista Alberti redivivo, ma effettivamente ha’creato un volume che ti abbraccia. Ed in quell’abbraccio sentire davvero, quasi sui polpastrelli delle dita, che Dio non sa far altro che amare, e lasciare fluire in noi il suo perdono, che non ha bisogno del nostro pentimento per attivarsi. Perché la Chiesa non fa qualche tentativo in questa direzione, un piccolo tentativo, come mettere l’alluce in acqua, d’estate, al mare, dopo essersi lasciati abbrustolire dal solleone? Anche per evitare ai suoi sacerdoti la noia delle ore passate in confessionale, che – mi dicono – sia pesantissima. Sapete, quando quel parroco, aprendo per l’ennesima volta lo sportelletto: ‘Il Signore vi aiuti a fare bene la vostra confessione’ Cosa avete da dirmi?’, dall’ombra un voce flebile, poco più d’un fiato rispose: ‘Padre’ ho ucciso il babbo e la mamma!’. E lui, passandosi una mano sugli occhi, con una tecnica dall’efficacia molto discussa in ordine alla repressione degli sbadigli: ‘Quante volte?’.
L’ho detta grossa?
Abatjour
AUTORE:
a cura di Angelo M. Fanucci