Il 21 marzo, nonostante lo spostamento della festa liturgica di san Benedetto in data diversa (11 luglio), nella tradizione dei luoghi che hanno conservato tracce profonde del grande ‘patriarca’ del monachesimo occidentale (Subiaco, Montecassino e Norcia) rimane una data celebrata con manifestazioni religiose e culturali. È parso giusto anche a noi farne un ricordo in queste pagine. Tanto più che quest’anno la data del Patrono d’Europa è vicina al 50’anniversario dell’Unione europea (25 marzo 1957). Viene spontaneo rilevare che noi umbri dovremmo avere il massimo interesse morale alla conservazione di tale memoria, insieme, evidentemente, a quella di san Francesco, perché tutto è partito da qui, dalla nostra terra. È un dato di identità regionale, trasmettere alle generazioni future la coscienza del peso che san Benedetto ha avuto per la storia della Chiesa e della civiltà, ed è un punto di riferimento educativo rivolgersi ancora al suo insegnamento e al suo esempio. L’impulso che il monachesimo benedettino ha dato alla cultura europea e mondiale è tale da poter ancora arricchire chi se ne lascia influenzare. Per fare un esempio si può leggere quanto ha affermato il card. José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, aprendo il 20 marzo scorso a Subiaco le celebrazioni benedettine: ‘Benedetto continua ad essere un personaggio che attrae. Dobbiamo pensarlo come un uomo pragmatico, uomo di speranza incamminato sulla strada del possibile. Maestro esigente che si sforzò sempre di essere più amato che temuto, perché la misericordia, per lui, viene prima ancora della giustizia’. Ha aggiunto che ‘la santità di Benedetto ha lasciato un solco profondo nel tessuto anche civile e sociale dell’intero continente europeo’: ‘San Benedetto e i suoi monaci sono stati maestri di spiritualità e di pensiero, sono stati tra i costruttori dell’Europa, civilizzandola e unificandola sui comuni valori cristiani. Dagli inizi ad oggi hanno dato alla Chiesa qualcosa come 10 milioni di monaci e monache, una trentina di Papi, 260 cardinali, migliaia di vescovi e più di 360 santi. Una valanga di santità’. ‘Monaci e non monaci ‘ ha concluso – dobbiamo guardare a san Benedetto come a uno dei pochi grandi maestri non solo della cristianità, ma della civiltà’. In Umbria questo riconoscimento, universalmente condiviso, ha spinto, purtroppo senza successo, a segnalare il nome di Benedetto, accanto a quello del patrono d’Italia san Francesco, nello Statuto regionale. Un errato e superficiale concetto assiomatico di laicità ha fatto muro contro questa proposta. Possiamo tuttavia rimarcare che anche in Umbria, come dappertutto, anche a seguito dell’assunzione del nome Benedetto da parte del Pontefice, si vada sempre più manifestando interesse per il Santo di Norcia, città finalmente dotata, da alcuni anni, di una comunità monastica benedettina maschile. Una comunità che, oltre ad essere motivo di soddisfazione e di gioia ed oggetto di stima e di affetto da parte di tutti, ci fa anche riflettere per essere composta da dieci giovani americani. Essi sono segno vivente della universalità di un messaggio che non ha confini di tempo e di spazio ed anche che i ‘semi di contemplazione’ di cui parlava già cinquant’anni fa Thomas Merton sono volati lontano ed hanno trovato terreno fertile. Possono essere anche un richiamo a notare se le antiche nostre radici non si sono inaridite.
L’Europa è nata a Norcia
AUTORE:
Elio Bromuri