In una sala dei Notari di Perugia che non riusciva a contenere tutti i partecipanti, il 19 novembre il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi e lo scrittore Umberto Eco hanno preso parte al convegno “L’Europa dell’integrazione, modelli a confronto”, organizzato dall’Università per Stranieri e dallo stesso Ministero. Il convegno è durato tutta la giornata, con apporti multidisciplinari di amministratori pubblici e studiosi della materia. Si sono susseguiti interventi di esponenti nazionali ed internazionali che si sono espressi sui modelli di integrazione dei Paesi europei.
La scelta di Perugia per questo tipo di convegno non è certo casuale, essendo la nostra città ad aver inventato una Università per Stranieri fin dagli anni ’20 del secolo scorso e tuttora attiva; ed essendo inoltre Perugia sede di uno degli atenei più antichi (fondazione ufficiale: 1308), che ha richiamato per secoli docenti e studenti da tutta Europa. Qui sono nate anche esperienze di accoglienza e di dialogo ecumenico e interreligioso.
Gli interventi, compreso quello dell’arcivescovo Bassetti (vedi box) si sono incentrati sulla questione europea. Cosa significa e come si è formata l’unità culturale d’Europa? Significativamente la risposta ha fornito lo spunto per prospettare lo sviluppo futuro. L’Europa si è formata con l’integrazione progressiva e costante di popoli, culture e religioni, e questo sta ancora avvenendo sotto i nostri occhi, con popolazioni nuove; e sarà un processo inarrestabile, che lo si voglia o meno.
Il ministro Riccardi, con un discorso ampio e coraggioso, si è soffermato sulle presenze degli stranieri, lamentando che finora il fenomeno dell’immigrazione sia stato affrontato come una questione di urgenza e di emergenza, “come una continua Lampedusa” – ha detto – mentre è un fenomeno strutturale e funzionale.
La parola “meticciato”, usata dal ministro e così cara anche al card. Angelo Scola, non piace a coloro che sono gelosi cultori di una identità culturale e religiosa fissa, ma è l’unica a permettere la partecipazione attiva nella costruzione della società da parte delle varie culture di cui gruppi di stranieri sono portatori. Riccardi ha proposto la cittadinanza italiana per quanti nascono in Italia, inventando uno ius culturae che si aggiunge e si sostituisce allo ius sanguinis e allo ius soli. Una proposta da definire, ma che comporta di dare la cittadinanza a quei giovani che, nati in Italia, parlano bene la lingua e il dialetto, in pratica hanno modi di fare uguali a quelli dei figli degli italiani. La prospettiva di “meticciato” – ha detto – darà notevoli benefici a una società italiana ed europea che altrimenti rischia di invecchiarsi e inaridirsi.
Nella mescolanza delle culture si pongono anche problemi e rischi, sfide di ordine sociale e personale. Umberto Eco ha fatto esempi estremi, quali l’accettazione o il rifiuto della pratica dell’infibulazione delle bambine. Si è domandato che cosa si può tollerare e che cosa invece deve essere proibito, e come fare questo discernimento. Dalla sua posizione relativista e prammatica, Eco non ha indicato un valore o un criterio normativo, un riferimento ideale, quanto una continua contrattazione tra soggetti culturali diversi. Le pubbliche istituzioni dovrebbero percorre questo itinerario – l’unico possibile – di integrazione per il futuro dell’Europa.
L’intervento di mons. Bassetti
“Il titolo di quest’incontro – ha detto l’Arcivescovo di Perugia al convegno – rimanda a due aspetti estremamente importanti. Anzitutto, l’aspetto simbolico-identitario dell’Europa, ovvero la sua storia millenaria e la sua ricchissima ed articolata produzione materiale ed intellettuale. In secondo luogo, l’aspetto politico-culturale, che, invece, rimanda alle difficili questioni del tempo presente, ai nuovi problemi sul tappeto, come quello dell’immigrazione. (…) Un momento storico che richiama simbolicamente le radici culturali dell’Europa è ben identificabile nella notte di Pasqua del 387: Agostino, africano-latino con qualche percentuale di sangue berbero nelle vene, viene battezzato per mano di Ambrogio, un germanico-latino originario di Treviri. (…) D’altra parte, a far riemergere il termine Europa, caduto in disuso, fu un papa, Nicolò V, che lo riprese dall’antichità classica e lo reintrodusse nel linguaggio colto. (…) Nel 2011, secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, il flusso migratorio ha riguardato ben 214 milioni di persone in tutto il mondo. Una cifra immensa, che testimonia l’esistenza di un intero popolo in cammino, anzi, un’umanità itinerante che attraversa il mondo in cerca di un rifugio dove vivere in pace”.